Come provvedere a quell’abbraccio che tanto ci manca
“Italians do it better“, si favoleggia di noi, abitanti della Penisola. Eh sì, siamo fisici, espansivi… calienti. Eppure, gli accadimenti degli ultimi mesi ci hanno trasportati in un universo in cui il contatto indossa i panni del nemico.
Divisi oggi, per essere ancora più uniti domani. E’ questo il leitmotiv che fa da sottofondo allo scandire delle giornate. Quelle che ci vedono ancora barricati tra le mura domestiche, nell’inconsapevolezza dell’ora in cui potremo tornare ad una dimensione di vita ‘normale’.
Le regioni restano ancora chiuse e gli spostamenti vincolati da regole che, se un po’ ci salvano, un po’ ci affondano, così straniere rispetto al nostro modo di essere.
Inutile tergiversare. Superfluo girarci attorno. Cambierà il rapporto in cui ci relazioniamo.
Ecco, allora, che ad alleviare il vuoto, figlio di questa sorta di ‘lutto’, intervengono gli esperti.
L’importanza del linguanggio
Agli aperitivi si sono rimpiazzate le video chat di gruppo; alle cene le telefonate, mentre l’ufficio ce lo siamo ricreato in un angolo di casa. I rapporti sociali – c’è poco da svicolare – sono in bilico e, in questo stato di precarietà, l’intervento di chi è del mestiere, arriva da sostegno al desiderio di non allentare i legami a noi più cari.
Adesso, più che mai, è importante l’uso che facciamo delle parole, asserisce chi ne sa. Ecco allora che Paolo Borzacchiello, nel gotha dei conoscitori di intelligenza linguistica in Italia, spiega come si può sostituirle ad un abbraccio.
E se la speranza è quella di tornare presto a riavvicinare le persone che amiamo, nel frattempo, possiamo studiare modi alternativi per comunicare i nostri sentimenti.
I consigli per scaldare il cuore
“Per il cervello, la distanza fisica potrebbe tradursi in distanza emotiva“. Cosa fare allora? A venirci in soccorso è – secondo Borzacchiello – il linguaggio figurato. Termini – per intenderci – che reintroducano le sensazioni che più ci mancano.
Stabilire i tuoi obiettivi
Può sembrare banale, ma stilare un elenco delle sensazioni di cui si sente le necessità costituisce il primo passo di questo percorso.
Di seguito, stabilire un obiettivo che determini il numero di volte, nell’arco della giornata, in cui pronunciare la ‘parola chiave’, quella che traduce, cioè, le emozioni in linguaggio. Poi agire: determinati; costanti, a ripetizione.
Convertire i vocaboli
E se il vocabolario è ‘il portatore sano’ di un lessico a noi spesso desueto, l’esercizio è quello introdurre positività nel modo di esprimerci, accantonando quanto più ci riabbandona ad uno stato di stress. Così, saranno ben accette:
- contatto
- abbraccio
- restare uniti
- toccare con mano
- vicinanza
- unione
- carezza
Un palliativo, che certo non basta ad appianare i dislivelli del cuore. Ma è un primo passo e da qualche parte dobbiamo pur iniziare…
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