Nudes: come ti ammazza il Social Network
Esistono innumerevoli modi per mettersi a nudo. C’è chi lo fa di sua sponte, per un eccesso di voyerismo. Chi, più impreparato, si trova in balia delle situazioni. Intrappolato, suo malgrado, da condizionamenti – certo, magari unicamente mentali – ma pur sempre insidiosi e non meno invischianti.
Essere adolescenti. Questo è il problema. E lo è, da che mondo è mondo, in ogni epoca. Ma il peso dei – pochi – anni, sembra raddoppiare nell’era del digitale. Quella in cui io compio un’azione qui e il riverbero si ripercuote ovunque. Ovunque se ne parla. Ovunque si giudica. Fa specie osservare adolescenti inquieti – come è naturale che siano – alle prese con fenomeni come il Revenge porn, troppo più adulti della loro età. Proprio nel momento più delicato, quello in cui – comunque – ci si sente esposti; in cui pare di vivere sotto una lente di ingrandimento, analizzati, studiati, spogliati e… mitragliati dagli occhi di tutti, si aggiunge qualcosa di artificioso, a rendere la situazione ancor più degenerante e malata.
Cosa aggiungere… ‘piove sempre sul bagnato‘, per cui, oggi, ci si può effettivamente fare ‘male’, senza neppure la necessità di oltrepassare la soglia delle propria cameretta.
Nasce, su questi presupposti, Nudes. Serie tv, creata espressamente per il canale informatico – disponibile su RaiPlay – indirizzata, almeno nelle intenzioni, alla categoria più indifesa e fragile. A dire il vero, non si tratta di una novità, giacché il lavoro prende le mosse da un omonimo teen-drama norvegese, ma l’argomento – si comprende bene – è universale. Tanto vale, allora. Sotto la regia di Laura Lucchetti si è mosso un cast, per l’80% composto da non professionisti. Un modo, probabilmente – e non è solo un’ipotesi – per rendere il tutto più fresco e credibile. Che, cercare linguaggi ‘altri’, non sempre è cosa semplice.
Nei tre capitoli sono raccolte le storie di altrettanti teenager, presi a fare i conti con la divulgazione online di immagini private. E con il seguito di problemi che l’accadimento comporta. Vittorio, Sofia e Ada rappresentano le tre facce di una stessa medaglia. Tre speculazioni, laddove l’esistenza viene travolta – e stravolta – dalla nudità, inopinatamente esposta.
“L’adolescenza è sempre stato un momento difficile, ma i mezzi di oggi ne acuiscono il malessere“, sostiene la cineasta. Del resto, è noto, il pettegolezzo è un venticello gentile, che si sparge di bocca in bocca e finisce per rendersi bufera. E, se il problema esplode solo a tragedia compiuta, c’è poco da fare. Troppo in ritardo, il più delle volte, ci si accorge del rumore di fondo che, pure, aleggiava nell’aria.
“La grande soddisfazione è stata vedere i ragazzi che mi aprivano il loro mondo, di modo che io potessi entrare, senza giudicarli dall’alto. È un viaggio nella purezza e nell’incoscienza di quell’età“, continua Lucchetti. “È anche un racconto sensuale, perché la sensualità sana e meravigliosa di quell’età andava esplorata. La serie norvegese è più pudica. La nostra è piena di pelle, volti, passioni, di tutti quei movimenti, a volte goffi, di quell’età. Volevo una fotografia di quello che c’è oggi, con la fluidità, i dubbi. È stata una lunga sessione di psicoterapia…” Otto settimane di riprese, che hanno visti interessati 3 comuni della provincia italiana, 24 location e 30 attori, chiamiamoli pure ‘inesperti’; che “hanno portato ad un risultato – spiegano dalla Produzione – che coniuga responsabilità e intrattenimento, usando linguaggi nuovi“.
Una frase di Vittorio, in particolare, illustra al meglio quanto sottintende il racconto: “non ho calcolato le conseguenze“, dice. E diventa subito chiaro dove sta la questione.
“Se anche solo un ragazzo, dopo aver visto questa serie, trovasse il coraggio di denunciare, sarebbe una vittoria. Il nostro obiettivo è aiutare a capire il fenomeno“, commentano, dal canto loro, i protagonisti. Se ne parla tantissimo, “ma si conosce molto poco e, soprattutto, se ne parla con leggerezza. Si fa una gradazione di gravità. Una foto sembra meno grave di un video, ad esempio, ma non è così, sono tutte violenze… Nudes non addossa mai le colpe“.
Quel che ne deriva, per chi desidera comprendere, è la necessità di un’alfabetizzazione emotiva. I ragazzi “pensano di sapere usare certi mezzi, ma hanno bisogno di intelligenza emotiva“, fanno sapere da RaiPlay. “Che significa saper interpretare i sentimenti degli altri e imparare a non travalicare confini, oltre i quali si diventa sia vittima che carnefice“.
“Questo è un invito alla riflessione – sostiene Maria Pia Ammirati, Direttore di Rai Fiction – per i ragazzi, ma anche per noi adulti“. Che l’essere impreparati è un peccato da commettere, non oltre un certo grado di esperienza. Dopo, da veniale, diventa imperdonabile.
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