Fedez e la questione DDL Zan e la questione LGBT e la questione… Selvaggia

Fedez e la questione DDL Zan e la questione LGBT e la questione… Selvaggia

A due giorni dal Concertone, non avremmo voluto parlarne, lo ammettiamo, che già in troppi lo fanno. Ma la bagarre scatenata da Fedez, davvero non riesce a passare inosservata. Allora, piuttosto che soffermarci a raccontarvi delle vicende di Mr. Ferragni, che ormai tutti, più o meno – che lo abbiate desiderato, oppure no – conoscete, preferiamo aggirare la faccenda e analizzarla, sotto un’altra prospettiva.

https://youtu.be/p5njLdt9SFQ

Ci apprestiamo, piuttosto, a partire da un vecchio detto: “Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia. Ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente“. La paternità è attribuita a Voltaire ma, forse, non tutti sanno che fa rimando, l’aforisma, ad un altro, ad esso precedente, assai simile: “Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo“, opera, quest’ultimo di Evelyn Beatrice Hall, saggista, conosciuta con lo pseudonimo di Stephen G. Tallentyre. Una donna, che fingeva di essere un uomo e che, del filosofo redasse, appunto, la biografia.

CAPITOLO PRIMO: ILARIA CAPITANI

Ebbene, anche in questo caso, vorremmo soffermarci a parlare di donne perché, in fondo, i personaggi chiave di questo resoconto ci sembrano proprio loro. Lo è, per l’appunto, la Signora Chiara Ferragni, eccelsa – questo nessuno può negarlo – per le personali capacità imprenditoriali e coniuge – fino a prova contraria – dell’impavido biondino tatuato. Donna è, pure, la vicedirettrice di Rai3Ilaria Capitani, tra gli organizzatori dell’evento e protagonista, insieme al capo-progetto Massimo Cinque, al discografico Massimo Bonelli ed altri ancora, di una telefonata, a dir poco imbarazzante.

La Rai non ha proprio alcuna censura da fare. Nel senso che la Rai fa un acquisto di diritti e ripresa. Quindi… non è responsabile né della sua presenza, ci mancherebbe altro, né di quello che lei dirà… Dopodiché, io ritengo inopportuno il contesto“. Queste, in sostanza, le giustifiche dell’ex caporedattrice del tg2, nel corso di un colloquio che, se non affrontasse tematiche importanti, susciterebbe solamente ilarità.

Ma torniamo a noi, cioè, alle donne. Tale è anche una tra le penne più pungenti – le va riconosciuto – del giornalismo italiano. Non sempre ci troviamo in accordo con la sua filosofia di pensiero ma, sulla linea di principio di quanto sopra anticipato, dobbiamo – ciò non di meno – riconoscerne l’arguzia, l’acume e la piacevolezza di uno stile, nella scrittura che, con il tempo, ha saputo rendersi inconfondibile. E non c’è piaggeria, nel nostro commento, né invidia, che sappiamo valutare ed apprezzare un talento. Ma, anzi, è insita la volontà di tutelare un’idea – mettiamola così – contromano. Un raziocinare, che si discosta da gran vociare di tutti e si fa proprio, personale, individuale. E, per questo, non assoggettato.

CAPITOLO SECONDO: SELVAGGIA LUCARELLI

Fa notare, dunque, Selvaggia Lucarelli, firma nota e accreditata de Il fatto quotidiano, che la polemica, di per sé, è lacunosa e di poco senso. “Oggi abbiamo scoperto che in Rai esiste il patronato politico. Pazzesco. Vorrei raccontarvi che succede da qualche decennio e che la politica (tutta, a destra e sinistra) non si limita a chiedere a un cantante di non fare politica su un palco. Ma decide amministratori, conduttori, contenuti e veti“. E prosegue: “Li decidono anche i partiti di quei politici che oggi twittano Bravo Fedez, con acrobazie degne delle finali di un campionato russo di ginnastica ritmica“.

E, se dal punto di vista della coerenza, la ‘nostra’ prende le parti del rapper: “ha fatto benissimo a non cedere alle pressioni che abbiamo ascoltato“, elogiandone fintanto la sagacia, per aver registrato e pubblicato la telefonata. E’ “salito sul palco e ha detto quello che voleva. Non mi pare un passaggio trascurabile“.

Tiziano Ferro

D’altro canto, non perde occasione, Lucarelli, per fra notare come Fedez si sia reso “improvvisamente, paladino del mondo LGBT. Bene. …però, è anche quello che, quando il primo cantante italiano, famoso anche fuori dai confini nazionali, ha fatto coraggiosamente coming out nel 2010, mica ora, con la strada più che spianata – nella canzone ‘Tutto il contrario‘ gli dedicò la strofa: ‘Mi interessa che Tiziano Ferro abbia fatto outing. Ora so che ha mangiato più wurstel che crauti“. E, ancora: “Si era presentato in modo strano con Cristicchi: ‘ciao, sono Cristiano. Non è che me lo ficchi?‘”.

Il taglio era ironico, certo, “quella strofa, però era violenta. Qualunque lettura le si voglia dare. La canzone è ancora lì. Mai ritirata“. E sottolinea, la giornalista, come, alla richiesta di scuse, Fedez abbia dato “sempre risposte piccate, infastidite“. Tiziano Ferro non gli ha mai perdonato questo scivolone. Del resto, “non importa quanto si sbaglia. Importa come poi decidi di riparare“.

CAPITOLO TERZO: IL CORAGGIO

Ma la sezione più convincente dell’articolo – stando almeno al nostro giudizio da appassionati lettori – è tutto nel crescendo.

L’insidiosa penna non accetta – e condividiamo – che Federico venga definito coraggioso, giacché “il coraggio si misura con un’unica unità di misura. Quanto e cosa si rischia di perdere, compiendo una determinata azione. Fedez ha sposato una causa giusta, in una fase di consenso per il ddl Zan, enorme. E per fortuna“. Ma cos’ha messo in gioco? “Non lavora in Rai. Non ha bisogno dei pochi soldi della Rai, perché ne guadagna moltissimi altrove…. C’è chi deve mangiare. Fedez continuerà a mangiare“.

Si fa, a questo punto, la giudice, tra l’altro, di Ballando, ancor più ficcante: “poteva rivolgersi al suo principale datore di lavoro, Amazon. E usare quel palco, per chiedere di tutelare i diritti dei suoi lavoratori, che fanno pipì nelle bottiglie e i cui sindacati sono costantemente ostacolati. In questo, Fedez poteva essere coraggioso. Dimostrare di avere il coraggio di perdere qualcosa“.

Vero, aggiunge: “ha dato massima visibilità ad una questione che aveva (per fortuna) già molta visibilità, guadagnando molto in termini di consenso. Per questo, va ringraziato comunque. Al di là del fatto che si intraveda o meno la scintilla della verità in quello che fa. Contano i risultati. Mi aspetto, però, che nelle sue battaglie, sia disposto anche a perdere qualcosa. Visto che è uno dei pochi che se lo può davvero permettere“.

CAPITOLO QUARTO: DONNE
Selvaggia Lucarelli

Ecco. Confessiamo che, una certa parte di noi, avrebbe voluto raggruppare di proprio pugno le medesime parole, perché il ragionamento che ci appartiene è unanime.

Siamo dell’idea che Selvaggia – e ci limitiamo alla sua espressione lavorativa che, come persona, non ci arrogheremmo mai il diritto di giudizio, né in positivo né, tanto meno, in negativo – possieda la peculiarità, spesso, di far emergere dalla propria bocca, per mezzo dei suoi scritti, quel che in molti pensano, ma non osano proferire. Il fegato – se volete, anche la faccia tosta, che altro è dall’arroganza – di mettersi in gioco, tutta e tutta insieme, senza farsi prima i conti in tasca (o, almeno, se lo fa, non dà modo di pensarlo) e, nel proprio esprimersi, risulta libera. Comunque. Viaggia sulle parole leggera, sempre e allo stesso tempo, profonda. Ci gioca, ma senza profanarle. E questo ci piace, terribilmente.

Quello che intendiamo difendere e promuovere, dunque, oggi, non è il beneficio al proprio dire di Fedez, che sa difendersi benissimo da solo. Né le rivendicazioni per una legge giusta, ai cui diritti ci accodiamo. Ci va, oggi, di sottolineare – e con soddisfazione – che una donna, intelligente, abbia modo di dire la sua. Semplicemente. Che apra bocca e sappia il perché e che possa permettersi di dare corpo alle proprie riflessioni, senza più aver bisogno di nascondersi sotto i panni di un uomo, per essere ascoltata, o letta.

Non disapproviamo ciò che dici ma, anche se così fosse, Selvaggia cara, difenderemmo “fino alla morte il tuo diritto a dirlo“. Ed è così piacevole potertelo ribadire…

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