Baci, abbracci e tenerezze: la nuova politica dell’incontrarsi
Supereremo anche questa, è quel che viene da dire, dopo averne passate di ogni. Dunque, ad un certo punto, pure il Coprifuoco non diverrà che un vago ricordo e ci ritroveremo – un po’ sperduti, un po’ infiacchiti – alla ricerca di quei gesti – quelli più semplici – che, per un certo periodo, siamo stati costretti ad abbandonare e che, adesso, alla nuova luce dei fatti, acquistano un significato ed un valore ben più profondo. L’idea di libertà, forse, in un primo tempo, si accompagnerà a quella di smarrimento, ma passerà presto – che noi scordiamo facile – sostituita dalla ritrovata abitudine a toccarci, abbracciarci, sorriderci, stringerci la mano.
E, forse, in un primo momento le domande si accavalleranno e così, pure, dubbi e titubanze. Potremo farlo solo con i famigliari o anche con gli amici? Sarà possibile solo all’aperto o, financo, al chiuso? E, poi, la mascherina… dovremo indossarla ancora a lungo?
SOLUZIONI DI SALUTI ‘fai da te‘
Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, ci spiega e rassicura: “Sicuramente, il gesto più rischioso è quello che porta al contatto con le prime vie aeree e con la respirazione dell’altro, cioè il bacio. Se uno dei due soggetti fosse contagioso, la maggior quota di carica virale si concentrerebbe attorno al viso“. Niente affettuosità, allora, che la ‘zia’ può aspettare e risultano – date le condizioni attuali – eccessivamente promiscui. A meno che non si tratti di un bacio ‘lanciato’, sintesi dell’intenzione, ma molto meno ‘coinvolgente’, dal punto di vista della salute.
E la stretta di mano? “Si è visto che il tocco, in realtà, è il contatto meno rischioso – specifica il ricercatore – a patto di igienizzare prima le mani“. Via libera, a maggior ragione, al saluto in cui i pugni si appoggiano l’uno sull’altro e le nocche si sfiorano o, in alternativa, ai classici gomiti. E se la presa si fa più consistente, non c’è problema, fermo restando che: “se i due visi rimangono ben separati, si può fare“. Quando ci si avvicina, poi, bene farlo “con le teste rivolte all’esterno, oppure, tra nonni e nipoti, abbracciarsi ‘da dietro’, stringendo i bambini alle spalle“.
A dirigere, tutto, come sempre, il buon senso: “Serve andare per gradi: osservare il contesto, preferire spazi aperti e badare anche alla durata dei saluti, che resta un elemento fondamentale”, conclude lo specialista.
Ultimo consiglio: decidere chi abbracciare. Non si tratta della scelta tra estranei o parenti (e amici), quanto piuttosto della tutela, ancora una volta, dei soggetti fragili, gli anziani, o chi, semplicemente, non è protetto da vaccino.
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