C’eravamo tanto amati. Anzi no, ci amiamo ancora
Ne è trascorso del tempo. Giorno, a seguire un altro giorno… C’è chi dice che, superati i primi tre anni, l’innamoramento finisca e, probabilmente, quel secondo step appena intrapreso, sia assai più scomodo e antipatico del primo. Meno passione, meno spazio alla fantasia, laddove il quotidiano tende a prendere il sopravvento, con tutte le sue richieste, le necessità, i bisogni. Si procede, dunque, a mo’ di soldatini, circondati, in primo luogo, da doveri. Quel che bisogna fare, quel che ‘gli altri’ si aspettano, quel che è giusto, quel che occorre, quel che sta bene o che non… e ci si isterizza. Si finisce per riporre sull’altro aspettative sin troppo onerose, trascurando il fatto che, forse, si sente esattamente come ci sentiamo noi.
Dunque, dunque… ecco la novità: il periodo migliore, in una relazione coniugale, potrebbe coincidere con il raggiungimento del 20esimo anniversario festeggiato insieme.
Ad attestarlo, uno studio, recente, pubblicato sulla rivista Social Networks and the Life Course, che mostra come, oltrepassata una determinata soglia, si tenda a guardare le difficoltà sotto una diversa e più rilassata luce. Cambia, in pratica, la prospettiva. Non è facile, certo. Che parlare di matrimoni di lunga data, oggi come oggi, suona di chimera. Ma… come dire… ci si fa.
E se, per alcuni, è sconcertante immaginare di scegliere una sola persona con cui trascorrere tutta la vita, c’è chi, invece, si dichiara convinto assertore dell’idea di coppia, intesa come unicum, nonostante gli inevitabili slittamenti, lungo il percorso.
Ebbene, pare, ora, che il picco della felicità sia dietro l’angolo della seconda decade vissuta a braccetto. I ricercatori della Pennsylvania State e della Brigham Young University hanno analizzato i matrimoni di 2.034 coppie, con un’età media di 35-37 anni, e il modo in cui la loro soddisfazione è cambiata, via via che il legame andava avanti.
La crisi dei sette è comunemente riportata ma, se i risultati dello studio sono corretti, superarla potrebbe significare, nel lungo temine, toccare un maggior grado di soddisfazione.
Lo studio ha rilevato che, per certificati, si intendono i rapporti in cui le due parti sono solite trascorrere parecchio tempo a contatto, svolgendo attività in parallelo, rispetto a quelle ancora in fase di rodaggio. Inoltre, lo scorrere dei mesi serve a sviluppare livelli più profondi di stima, in maniera reciproca. Un po’ – si evidenzia – come viaggiare sulle Montagne Russe. Dopo il primo picco iniziale, si avvia una sorta di inesorabile discesa, per poi, ad un certo punto, arrestarsi e dar luogo ad una ripresa, per certi aspetti ancor più remunerativa della ‘prima ondata’.
“Anche se il divorzio è comune, di questi tempi, circa la metà di tutti i matrimoni durano una vita“, chiariscono i ricercatori. “E, le prospettive a lungo termine, per la maggior parte, sono ottimistiche, con la felicità e l’interazione che restano alte e la discordia in declino“. Ad incentivare e rendere ancor più allettante il pensiero, la considerazione che – pare – una più raffinata intesa sessuale si abbia, solo a partire dal 15esimo anno di unione.
Ultima chicca: le più inclini al tradimento? Le donne, strano a dirsi. Tra il sesto e il decimo anno sembrano le più avvezze a relazioni extra coniugali. Ma questo è solo un dettaglio. Il fine ultimo è una maturità d’insieme, in cui nessuno dei due prevarichi l’altro/a. In cui tenersi la mano e continuare a crescere, nel rispetto reciproco e con la voglia, uniti, di guardare avanti. E maggiore consapevolezza, finisce, spesso, per coincidere con un maggior livello di ironia ed auto-ironia, a beneficio di entrambi, e del futuro che attende ambedue, al di là della porta.
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