Un cuore per lo sport e la ricerca… ma niente femmine. Per carita!
Ma non ci stavamo battendo per la parità di genere? Lottando – vd. Roula Jebreal e la querelle con Propaganda Live – per le ormai famose ‘Quote rosa’? Come sempre: ‘Tanto rumore per nulla‘ perché poi, a ben guardare, le cose non cambiano.
Spostiamoci di set. Partita del cuore. Evento ‘benefico’, con cadenza annuale – in genere fine maggio – che vede protagonista la Nazionale Cantanti affiancata, in questo 2021, dai Campioni per la Ricerca. Per l’occasione, presso l’Allianz Stadium di Torino.
L’appuntamento, come da prassi, è arrivato, previsto in serata sulle reti Mediaset, ma – come recita un celebre motivetto di Lucio Dalla -‘qualcosa ancora qui non va…’.
Tante belle parole e ‘fini’ intenti, per una causa, quella dell’approfondimento medico, più che importante. Addirittura e, mai come ora, fondamentale. Eppure… eppure… non fai in tempo a girare l’angolo, che trovi immediatamente la macchia. L’inghippo, la distorsione… insomma… non ci quadra. Nel senso che accade, al cospetto di quanto premesso, di assistere al più neandertaliano dei comportamenti.
“Vai via, sei donna“. Con tali e spicce parole, pare sia stata esonerata dal tavolo della Nazionale Cantanti Aurora dei The Jackal. Immaginate… la bufera. La denuncia è partita, così, da parte dell’attrice, accompagnata dal collega Ciro Priello, contro il direttore generale Gianluca Pecchini, in virtù dell’atteggiamento tenuto da quest’ultimo, durante la Cena Ufficiale della serata.
Una vigilia, insomma, con tanto di scandalo, che rischia di gettare un’ombra su una ricorrenza, di per se stessa encomiabile.
Di fatto, lunedì sera Gianluca Pecchini, senza mezzi termini, avrebbe cacciato via dal tavolo Aurora Leone. “Ti devi alzare – le avrebbe detto – perché le donne non possono stare al tavolo delle squadre“. Aurora e Ciro, convinti di aver sbagliato tavolo si sono spostati, ma il dg ha precisato: “Ciro può stare, tu no. Non puoi stare seduta qui, sono le nostre regole. Non mi fare spiegare perché“.
Vani i tentativi di giustifica dei due. Lei, Aurora, era stata regolarmente convocata e aveva dato anche le misure per la divisa: “Ma tu il completino te lo puoi mettere pure in tribuna – avrebbe ribattuto la controparte – che c’entra. Le donne non giocano. Queste sono le nostre regole e se non le volete rispettare dovete uscire da qui”.
Aurora, con la voce rotta spiega di aver avuto difficoltà a reagire, mentre Priello si sarebbe infervorato per difendere l’amica, al punto tale da venir cacciati dall’hotel.
Conseguenza: “Andrò dai Negramaro, Eros Ramazzotti e altri cantanti che erano con noi. Sono venuti a chiederci scusa. Quello che è successo ha dell’incredibile. Questo è un evento di beneficenza, non la Champions League. Per questo io e Ciro non parteciperemo alla Partita del Cuore. Ci sentiamo estranei da un contesto, che dovrebbe avere tutt’altro scopo. Continuiamo a sostenere il progetto, perché donare per la ricerca contro il cancro resta una cosa importante. Ma non ci sentiamo di partecipare alla partita. Avrei voluto giocare anche in quanto donna“, spiega ai follower Aurora. “Mi spiace parlare in questi toni, ma quello che mi è successo non mi era mai capitato. Mi sono sentita in imbarazzo e volete sapere la cosa più divertente? La mascherina che ci hanno dato è contro la violenza sulle donne“.
Ora fermatevi. E respirate.
Sui Social – ovvio – si è scatenato l’Inferno, facendo slittare fra i trend topic sia Aurora Leone sia l’hashtag #partitadecuore. L’account ufficiale dei The Jackal – dal suo canto – ha pubblicato il seguente tweet: “Quanto accaduto stasera ad Aurora è gravissimo e imperdonabile. Non lasciamo, però, che questo spiacevole evento distolga l’attenzione dall’importanza di donare per la ricerca contro il cancro, tramite un sms al 45527 o sul sito https://dona-adesso“.
Dicevamo fermatevi. E riflettete.
L’account ufficiale della Nazionale Cantanti, per quel che le compete, smentire il racconto: “Alessandra Amoroso, Madame, Jessica Notaro… Rita Levi Montalcini, sono solo alcuni dei nomi delle tantissime donne che, dal 1985 (anno in cui abbiamo giocato a San Siro, per la prima volta, contro una compagine femminile), hanno partecipato e sostenuto i nostri progetti. La Nazionale Italiana Cantanti non ha mai fatto discriminazioni di sesso, fama… La Nazionale Cantanti non è mai scesa a compromessi. Non possiamo accettare arroganza, minacce, maleducazione e violenza verbale dai nostri ospiti“.
Vero. non vero… che poi il confine della verità è sempre così labile. Ma, almeno per una volta, non si potrebbe soprassedere, in facoltà di qualcosa di più importante? Sovraintendere, intendiamo, dal discriminare l’altro/a, con stupide accezioni. Sorvolare dal lasciare il cervello a casa e portarselo dietro, pure se si è seduti a tavola.
Qui la questione non è uomo-donna. Qui si tratta, piuttosto, di sensibilità, grazia, intelligenza e savoir faire. Vengono messe, davanti, le regole e, ancora in questo caso, ci si discosta dalla realtà. Si guarda il dito, invece che osservare dove punta. E quel cielo stellato rischia di rimanere un sogno. Una chimera, imbrigliata dai ‘si può – non si può fare‘.
Non sappiamo come sia realmente andata. Non c’eravamo. Tuttavia, rimaniamo anche oggi smarriti, di fronte all’ignoranza. E poco importa se indossi giacca e cravatta a ceni presso la sede prestigiosa del J Hotel. Qualcosa, è successo. Perché se chi ci sta di fronte si sente colpito, in qualche modo e al di là delle intenzioni, qualcosa dobbiamo aver detto, che non andava. Allora, semplicemente e indipendentemente anche dal sesso dell’interlocutore, basterebbe chiedere scusa. E, forse, la faccenda si appianerebbe.
Donna, lo sono. Ma vi dico che se avessi il cancro sarei infastidita non tanto per non essere stata ammessa ad un tavolo – che le selezioni sono abituata a farle io, da protagonista. Scelgo. Non mi lascio scegliere. Piuttosto, mi vivrebbe dentro il profondo rammarico di essere stata dimenticata o messa in secondo piano – quello sì – per chiacchiere da bar. Penserei: “Io sto morendo e qui, in nome di fantomatici emendamenti, c’è chi si arroga il diritto di giocare con la mia vita, riducendola ad una questione… boh, sportiva?“. Ciò detto, crediamo nello sport e nei valori che insegna: inclusività, coerenza, rispetto per l’altro/a.
Ops, allora forse dobbiamo esserci sbagliati, forse dobbiamo aver inavvertitamente invertito articolo… giacché quanto abbiamo scritto non si porta appresso nulla di tutto questo. Neppure l’ombra. Solo tanto bla, bla, bla… che riportiamo, per dovere di cronaca. Ma sia chiaro, ci infastidisce. Come esseri umani. Non in quanto donne. E, arrivati ad ora, ci annoia, pure.
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