Il giorno in cui Liz disse Sì… per la prima volta
18. Che si può sapere della vita a quest’età, se non immaginare che sia una favola? Così, mano nella mano con il suo consorte, Liz si era recata all’altare, convinta – è così che va – che l’esistenza le ridesse davanti.
Lui era Conrad ‘Nicky’ Hilton, 23 anni. E quel 6 maggio 1950, ad attendere la coppia fuori dalla Chiesa Cattolica del Buon Pastore, c’erano 3000 persone. Assiepate, per vedere Lei, Stella tra le stelle Hollywoodiane e Lui, lo sposo, rampollo della rinomata famiglia di hoteliers, tra i ‘partiti’ migliori d’America.
Un fidanzamento ‘lampo’, quello tra Elizabeth Taylor e il prozio – per dirla così – di Paris Hilton. I due si erano incontrati per la prima volta al Mocambo, rinomato nightclub di Los Angeles, nell’ottobre del 1949. E adesso, a pochi mesi di distanza, si trovavano, occhi negli occhi, a pronunciare un Sì che – in teoria – avrebbe dovuto cementarli insieme nei giorni a venire.
Ma Liz, a fronte di un corpo che la traduceva a donna, era ancora un’adolescente e quel matrimonio aveva – forse – più il sapore di una transizione artistica – stando alla Metro Goldwyn Meyer, che la teneva sotto contratto – piuttosto che ad un reale connubio d’amore.
Nicky – così lo chiamavano allora, per non confonderlo con suo padre – era figlio di divorziati (Hilton, subito dopo, aveva impalmato, senza troppo indugiare, Saza Sza Gabor) e, quando incontrò l’attrice dagli occhi viola era già dedito al gioco d’azzardo, all’alcool e vantava, nel personale carnet, una relazione segreta con la matrigna, più grande di 9 anni. All’apparenza, invece, rimaneva solo un ragazzo, ricchissimo, elegante… un Principe, in un Paese privo di Monarchia.
La Taylor, dal canto suo, aveva avuto altre storie: un flirt con Glenn Davis, fenomeno del football americano. Poi, era stata la volta di Bill Pawley. Uomini grandi, che non si confacevano, in quanto a requisiti, al personaggio incantato che si cercava di far corrispondere alla baby interprete, astro nascente del Cinema.
Si ritrovarono, dunque, l’uno e l’altra, inconsapevoli ‘burattini’ di una commedia scritta molto più in alto. Mentre Nicky corteggiava ‘la sua bella’, la MGM faceva, insomma, da sensale. E, ad accordi sincerati, la macchina si mise in moto.
Un anno, intenso, quello in cui ‘la nostra’, dopo aver conseguito il diploma, prese e a girare ‘Il padre della sposa‘. Tutto calcolato, come uno di quegli ingranaggi infallibili, in cui ogni pezzo si incastra perfettamente negli altri. Attributo studiato, prefigurato, di un piano assai più ampio. In sintesi, ogni dettaglio, nel giro di poco, era pronto.
L’anello di fidanzamento era rappresentato da un brillante di 4 carati, incastonato in una vera di platino. 10 mila dollari, il costo (pari a 105 mila dollari odierni). Un cifra non certo indifferente, neppure per una famiglia benestante.
Ricevimento, allestimento della Chiesa e l’enorme torta, persino il cachet di alcuni invitati furono, invece, a carico della Major. Pensate, si narra, al riguardo, che tra le damigelle vi fossero una serie di comparse, ingaggiate apposta per l’occasione. Erano presenti, tra gli ospiti, Gene Kelly, Ginger Rogers, Fred Astaire, Esther Williams e Spencer Tracy…
E poi c’è il particolare – niente affatto particolare – dell’abito. Helen Rose, la più esperta tra le costumiste degli Studios, era stata incaricata per realizzare un vestito dalla foggia reale. 3.500 dollari, quelli spesi per finanziare il lavoro delle 15 sarte; il più sontuoso, a ben guardare, tra quelli indossati dalla Star. Sorta di immenso bocciolo, era in raso avorio e dotato di uno strascico, interamente impreziosito da perline. Le maniche, lunghe, facevano da controcanto allo scollo, a cuore, arredato, a sua volta, da un impalpabile tulle di seta, che lasciava le spalle scoperte.
E che dire del velo? 10 metri di tulle di seta, trattenuti da un Juliet Cap, il fermacapelli, tanto simile ad una Tiara. Il girovita rasentava quello delle dame dell’800. 50 cm – inizialmente erano 55 – tali da enfatizzare ulteriormente la sagoma a clessidra. Talmente stretto, da non permettere alla Sposa, a cerimonia avvenuta, di assaggiare neppure una tartina.
L’illusione, tuttavia, del sogno si infranse presto. Già nel corso della Luna di miele il giovane metteva in bella mostra di sé l’aspetto buio e manesco, niente affatto somigliante a quello, fatto prefigurare prima delle nozze.
Bastarono 30 settimane ed Elizabeth chiese il divorzio. Si sussurra che, subito, sia rimasta incinta, ma che, per gli atteggiamenti brutali di Lui, abbia perso il bambino. 19 anni a seguire, Conrad sarebbe morto, stroncato dai suoi vizi, all’età di 42 anni. Di Lui e di quel giorno indimenticabile rimane, però, ancora, quel quantitativo di stoffa di impareggiabile valore. Passato di mano in mano, è stato messo all’asta, nel 2013. Colui o Colei che se l’è aggiudicato non è dato sapere. Svelata, al contrario, la somma investita: 188.175 dollari. Degni di una vera Regina e del suo Re.
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