‘Supercalifragi…’ ma pensate davvero di sapere tutto?
La tata più gettonata di tutti i tempi? Quella che, nella borsa, riusciva ad infilare qualsiasi tipo si suppellettile? Quel coacervo di severità, dolcezza e magia, capace di incantare generazioni di bambini… e di adulti? Ha un solo nome ed un cognome, indiscussi: Mary Poppins. Ebbene, la ‘nostra’, ci ha cresciuti. Attraverso le scene della pellicola, indimenticabile, degli anni ’60 e poi, anche, per merito del sequel, girato nel 2018: Il ritorno di Mary Poppins, attesissimo prosieguo dell’originale, firmato Rob Marshall. Fantasy e musical, un po’ film un po’ cartoon, la storia, partorita dalla fervida mente di Pamela Lyndon Travers, ha un non so che di ‘tormentone’, riconoscibile, a cominciare dalla colonna sonora, attraverso formule e canzoni, dal sapore al tempo stesso nostalgico e frizzante. Da ‘spazzacamin‘ a ‘supercalifragilistichespiralidoso‘, la narrazione del personaggio ideato dalla scrittrice australiana, naturalizzata britannica, continua ad incuriosire, ancora oggi.
Lo sapevate, ad esempio, che…?
- Walt Disney ha cercato, per la prima volta, di ottenere i diritti per la realizzazione del il film nel 1938, quattro anni dopo la pubblicazione del primo libro. Una vera e propria battaglia, che si protrasse per lungo tempo, fin quando la ‘nostra’ non dovette arrendersi ai desideri del geniale produttore. Mandò, quest’ultimo, persino suo fratello Roy in avanscoperta, di nuovo e inutilmente, nel 1944. Niente da fare. La risposta fu ancora un no. Solo nel 1959, grazie ad un incontro vis à vis, la donna, finalmente, si convinse e quello che, a tutt’oggi, è considerato un vero e proprio capolavoro, sbarcò nelle sale il 27 agosto 1964.
- Già l’anno successivo, Disney era pronto a passare alla produzione di un sequel. Stavolta Travers fu irremovibile, giacché la prima realizzazione non l’aveva del tutto convinta. Seguirono anni di trattative ma l’autrice, che nel frattempo aveva scritto altri sette libri con la stessa protagonista, non si sentiva rassicurata sui contenuti. Fu solo più in là che si raggiunse un accordo: ambientare il film 25 anni dopo i fatti del primo, prendendo ispirazione dalla serie completa delle opere scritte.
- È risaputo che Feed the Birds (La cattedrale) fosse tra le canzoni preferite da Disney. Secondo quanto riporta lo stesso autore, Richard Sherman, Walt lo chiamava tutti i venerdì, chiedendogli di suonala. A pezzo terminato, non mancavano i ringraziamenti: “Proprio quello di cui avevo bisogno“, era il commiato. Curiosità nella curiosità, il brano fu eseguito alla cerimonia di inaugurazione della Partners Statue of Walt and Mickey, a Disneyland.
- Prima di interpretare il ruolo di Bert, Van Dyke, scelto per l’occasione, non era esperto né di danza, né di canto. Fu proprio allora che intraprese una serie di studi appositi, volti a che la preparazione risultasse adeguata. Tuttavia, visti i risultati, ballare e cantare rimasero le attività a cui, più di altre, si legò, nel corso della propria carriera.
- Tutti Insiem doveva durare solo due minuti. La canzone era considerata lunga dalla produzione, che decise, perciò, di tagliarla. Eppure, contro ogni previsione, fu proprio Disney a chiedere di allungarla ancora: la storica sequenza, con tanto di spazzacamini che sfidano la gravità, dura ben 14 minuti.
- Matthew Garber, il bambino che si calò nei panni del piccolo Michael, si rifiutò di girare le sequenze in cui doveva rimanere sospeso. Benché per simulare il volo ci si avvalesse, sin da allora, degli effetti speciali, si prevedeva, comunque, che gli attori rimanessero sollevati, per mezzo di fili metallici. Pare che per irretire il bimbo, gli sia stata offerta una monetina da un centesimo.
- 13 le nomination in prospettiva, per un risultato, al dunque, di una generosa manciata di Statuette: Miglior Attrice Protagonista (Julie Andrews), Miglior Montaggio, Migliori Effetti/Effetti Speciali, Miglior Canzone Originale (per Cam-caminì) e Miglior colonna sonora originale.
- Oltre alle avanzatissime animazioni e alle audio-animatronics, encomiabile fu il lavoro, per quanto riguarda gli effetti speciali. Si narra, ad esempio che, per assicurarsi che il pubblico non si accorgesse di nulla, nel momento in cui si registravano le scene ‘in volo’, il regista abbia escogitato di variare le inquadrature (tra primi piani e campi lunghi) e persino ruotare la stanza.
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