The Satine Necklace: la storia più romantica che si sia mai raccontata
Ci sono film che, semplicemente, raccontano una storia e altri, destinati a tracciare una scia indelebile. Qualcosa che ce li fa amare eternamente. Storie, probabilmente, in cui ci riconosciamo, ci identifichiamo. Quegli stessi racconti, in cui vorremmo trovarci coinvolti in prima persona.
Così, quando il 28 settembre 2001, sulle sale cinematografiche di tutto il mondo si sono sparsi i lustrini di madamoiselle Satine – alias Nicole Kidman – cortigiana, dall’infelice amore con il giovane Christian – per l’occasione Ewan McGregor – non potevamo, tutti, non rimanere incantati dalla pellicola girata da Baz Luhrmann. E Moulin Rouge! non solo ci ha insegnato che ‘la cosa più grande che tu possa fare è amare e lasciarti amare‘, ma ci ha anche ricordato, per voce della stessa Kidman, che Diamonds Are A Girl’s Best Friend.
Ecco, allora, che l’espediente messo in atto dal Duca di Monroth, suo spasimante che, la pretende, in cambio dei finanziamenti al teatro, prende corpo proprio in una sontuosa collana di diamanti.
Un monile di inestimabile valore che, tuttavia, e forse non tutti lo sanno, è assai più che un gioiello di scena. Non si tratta, infatti, di un elemento di bigiotteria, bensì di un pezzo autentico, realizzato con l’utilizzo di ben 1.308 pietre preziose, per un peso totale di 134 carati e con una chiusura in zaffiro da 2,5 carati, per un costo totale di circa 1 milione di dollari. Un atto estremo di verismo da parte del regista e un riconoscimento ulteriore alla sua patria d’origine.
Artefice del prezioso è, infatti, Stefano Canturi, designer Australiano di matrice Italiana, il quale, per realizzare quello che rappresenta, ancora ad oggi, una vera e propria rarità – forse l’ensemble di pietre più costoso mai disegnato per un set cinematografico, ottenuto grazie a tecniche di lavorazione antiche di 100 anni – spese, allora, 4 mesi del suo tempo, perché l’opera prendesse forma.
Un lavoro meticoloso, certosino, coadiuvato da ricerche attente riguardo gli opulenti gusti di fine ‘800.
Accadeva sovente, del resto, allora, che gli orefici, per accontentare i nouveau riche, si ispirassero allo stile dei Sovrani, noti nell’esibizione un lusso, talvolta sfrenato.
Ecco, quindi, che il collier si presenta come la riproduzione di un pizzo traforato, atto a valorizzare il lungo collo da cigno e l’incarnato niveo di chi lo indossa e che ben si accosta ai costumi, decisamente sfarzosi, dell’affascinante protagonista.
Un making, che ha richiesto anche una serie interminabile di prove sull’attrice, alla stregua di un abito couture. In un primo momento, al fine di creare un modello di filo metallico; in seguito, per la trasposizione in oro bianco 18 carati.
A far parte di questo corollario di inusitato pregio, smeraldi da 5 carati e lo zaffiro blu dello Sri Lanka, adoperato per la chiusura, di taglio cabochon da 2,5 carati. Uno scrupoloso artigianato, dal peso appena superiore ai 400 grammi.
Dunque, appare, la ‘nostra’, a più riprese, oggetto di un amore che, evidentemente, non può essere comprato. Ma le cronache della ‘Satine Necklace‘, coì venne ribattezzata, non si esaurirono con il girato. Benché la casa d’Aste Christie’s, in quel di New York, si fosse proposta di metterla in vendita, qualche ora prima che il manufatto venisse presentato dal battitore, Stefano Canturi si rifiutò di separarsene. Se la riprese e fa parte – ora – della sua collezione privata. Bene irrinunciabile, per chi l’ha creata. E amata.
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