Elisir di lunga vita: una leggenda mai spenta

Elisir di lunga vita: una leggenda mai spenta

Se ne favoleggia. Lo si brama… e c’è chi, alchimista, ha consacrato le totali energie alla ricerca, sia pur vana, dell’oggetto del desiderio. Di cosa stiamo parlando? Signori e Signore, ma di cosa se non dell’elisir di eterna giovinezza. La pozione in grano di donare l’immortalità a chi ha la fortuna di berla.

Chi beve dell’acqua che Io gli darò, non avrà mai più sete. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla, per la vita eterna“; così, secondo Giovanni, già nelle Sacre Scritture.

La lunga strada verso l’eternità

Nell’antica Cina, si narra che L’Imperatore Qin Shi Huang, abbia assoldato un rinomato medico della sua Corte, affinché rincorresse le orme del tanto prezioso cimelio. Ma l’uomo – ahimé – non fece più ritorno. Si riteneva, allora, che alcuni minerali, come il cinabro, l’ematite, la giada e perfino l’oro, costituissero gli archetipi per una formula di sopravvivenza sempiterna.

Imperatore Qin Shi Huang

Un celebre trattato di alchimia cinese, Tan Ching Yao Ch’eh (丹 經 要訣, Grandi segreti dell’alchimia, risalente al 650 d.C.), attribuito a Sun Simiao, discute in dettaglio la produzione di elisir e pillole di immortalità, combinati con mercuriozolfo e sali di arsenico, panacea per il trattamento di alcune malattie e incentivo alla produzione di pietre preziose.

Nella mitologia indiana si punta lo sguardo all’amrita, l’acqua della vita, capace di conferire forza e invulnerabilità. Secondo la leggenda, sarebbe sgorgata dal mare, grazie a un espediente di Vishnu, per venire poi custodita all’interno di Soma, divinità lunare, da cui deriva il nome il nettare di una pianta sacra.

Così fu, nella mitologia classica, l’ambrosia: il ‘cibo prediletto dagli Dei‘. L’alchimia ricevette nuovi impulsi dopo la conquista dell’Egitto da parte degli Arabi (VIII secolo), i quali migliorarono le tecniche di laboratorio, come – ad esempio – il processo di distillazione, adoperandolo per la produzione di oli essenziali.

Le loro conoscenze furono tramandate, fino al conseguimento della celebre ‘aqua vitae‘. E se Le tecniche arabe, diffondendosi nell’Europa cristiana, incrementarono le attività erboristiche di conventi e monasteri, nell’ambito delle scuole medievali furono in molti gli studiosi che si dedicarono alla sperimentazione, indefessamente.

Paracelso

Un posto d’onore, in questo senso, lo occupa Paracelso, e accanto al suo, spiccano i nomi di Nicolas Flamel, François-Annibal d’Estrées, eminente diplomatico francese, il Conte di Saint-Germain e l’immancabile Cagliostro.

Un’utopia che non finisce di sorprendere

Ebbene, oggi si ritorna sull’argomento, poiché nella Cina centrale, in quello che resta del villaggio di Shijiatun (nei pressi della città di Luoyang), gli studiosi hanno portato alla luce una straordinaria scoperta.

L’area, un tempo, era occupata dalla capitale della dinastia Han, culla della civiltà cinese. Un territorio fertile, dal punto di vista dei reperti, tanto che neppure tanto addietro erano state rinvenute, in concomitanza del villaggio, alcune tombe, risalenti al 206 a.C. L’idea che potessero appartenere ai membri della famiglia reale, ha spinto l’equipe di studiosi a chiedere ulteriori finanziamenti, affinché si proseguisse con gli scavi.

Tant’è. L’esplorazione, a quanto pare, si è rivelata fruttuosa. Due sarcofaghi, in particolare, meritano attenzione, giacché finemente intarsiati con rappresentazioni sacre: divinità guerriere, con in mano un arco e accanto una serie di animali, auspicio di buon fortuna per il defunto.

Il team, che fa capo all’Istituto di Ricerca Archeologica della provincia di Henan, non si è tuttavia fermato qui. All’interno di una delle due tombe è stato trovato un vaso, contenente un liquido distillato.

Luoyang – Cina

Inevitabile, per gli archeologi, il rimando alla tradizione e alla storia. “Durante il periodo Han, il concetto di immortalità e l’esistenza di un elisir di lunga vita erano assai popolari“, hanno spiegato.

Ardito, ma pure divertente, per noi, il pensiero che possa trattarsi del miraggio fatto carne, anzi ‘acqua’. Che se non la vita eterna, almeno ci regala il privilegio di poter continuare a sognare. L

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