Che denti, questi Maya!
Se vi dicessimo: ‘sigillante per denti‘, cosa pensereste? Ebbene, noi ve lo diciamo e vi suggeriamo, al contempo, di pensare… Maya.
Proprio così, avete compreso perfettamente giacché, a quanto pare, la cultura in questione, tanto longeva quanto sviluppata, riuscì a produrre – udite udite! – un prodotto, non solo dalla durata incredibile, ma pare, anche, dalle proprietà terapeutiche, decisamente sviluppate.
Una vera certezza, nel prevenire le infezioni. Ad analizzarlo, i ricercatori del Center for Research and Advanced Studies del National Polytechnic Institute, in Messico, che hanno riportato i loro risultati sui Journal of Archaeological Science: Reports.
Dunque, gli antichi Maya erano convinti che il loro respiro rappresentasse il legame con il divino. Per purificarlo, in molti – pertanto – limavano, intagliavano e lucidavano i denti; alcuni, addirittura, decorandoli con pietre preziose.
Durante il periodo classico (dal 200 al 900 d.C.), molti Maya di pianura, nelle regioni che, ad oggi, rappresentano Guatemala, Belize e Messico, apponevano pietre colorate come giada, turchese e pirite sulla parte anteriore dei denti. E non finisce qui… I dentisti di allora praticavano una serie di fori, nello smalto e nella dentina. Quindi, montavano le pietre e applicavano un sigillante, di solito, come parte di un rito di passaggio all’età adulta. Un adesivo che, nel tempo, si è dimostrato straordinariamente durevole.
Più della metà tra i denti ritrovati presentano ancora intatti i loro intarsi. Precedenti analisi del materiale hanno rinvenuto tracce similari a cemento e idrossiapatite, un minerale, ottenuto da denti e ossa macinati. Ingredienti – chiamiamoli pure così – che, in un certo senso, hanno contribuito a rafforzare la miscela; probabilmente, tuttavia, da soli, non abbastanza condensanti.
La natura del legante ha rappresentato, di fatto e a lungo, un mistero. Dunque, gli studiosi hanno analizzato i sigillanti in otto denti, reperiti presso i vari siti di sepoltura. Nell’aspettativa di risultati chiarificatori, hanno adoperato due diverse tecniche. La prima, distingue i gruppi di composti organici, in base alla quantità di luce che assorbono. L’altra, separa le miscele chimiche usando il calore, prima di contare le singole molecole.
Nei sigillanti, i ricercatori hanno, alfine, trovato 150 molecole organiche, comuni nelle resine vegetali. Ogni campione conteneva un componente legante, come la resina vegetale o la gomma, utilizzati – stando alle ipotesi – anche per le loro proprietà idrorepellenti e simili alla colla, fin dall’antichità.
L’analisi statistica ha rivelato che i sigillanti potevano essere separati in quattro gruppi, in base alla rispettiva posizione, suggerendo che i vari professionisti locali possedessero, ciascuno, le proprie ricette. Misture, a detta di chi ne sa, ben concepite: “Ogni ingrediente ha un compito specifico“. Di sicuro, al passo con i tempi.
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