Questo è un drago, sì, ma in miniatura
Tra le specie forse meno note, eppure affascinanti, per aspetto e impatto visivo, spicca quello che, comunemente, viene definito Drago marino. Ricorda, vagamente, il più noto cavalluccio, ma non lasciatevi confondere. La forma è più allungata della media e si caratterizza per una serie di abitudini poco consuete e per la potente e al tempo stesso delicata connessione con il proprio habitat di riferimento.
A ben guardare, l’iconografia che lo riguarda è piuttosto ricorrente, tanto che lo stato australiano del Victoria lo ha persino adottato come simbolo acquatico, dal 2002.
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- Partiamo dalle dimensioni. Ebbene, a dispetto e nonostante il nome, decisamente folcloristico, sono piuttosto ridotte: la lunghezza media si aggira, approssimativamente, intorno ai 46 cm. Visivamente, si fa notare per via delle sue celebri protuberanze, simili a foglie, fonte di aiuto nella mimesi. Si caratterizza per il muso, allungato e le mascelle fuse, oltre che per la protezione esterna, che lo rende più lento, rispetto ai suoi simili.
- Dunque, esistono esemplari affini. Tra questi, il drago marino foliato che, però, differisce dal ‘nostro’ per le appendici, decisamente superiori e per un colore, assai più chiaro. Il secondo è il cosiddetto drago marino rubino o drago del Mar Rosso, così chiamato per via della pittoresca tinta che lo distingue. C’è, poi, il Pegasus, pesce tropicale, piatto, che non supera i 10 cm di lunghezza e presenta pinne pettorali blu-verdastre.
- Particolarmente legato al territorio in cui, generalmente, alloggia, predilige acque, con temperatura compresa tra i 12° e i 23° e una profondità, non superiore ai 50 metri. I mari tropicali, in tal senso, la fanno da padroni. In particolare, le aree prossime alle zone costiere. Ciò non di meno, lo si può rintracciare anche presso i fondali australiani. Tra gli 8 e 12 metri di distanza dalla superficie, ama le sporgenze rocciose, per quanto si trovi a proprio agio nelle cosiddette praterie, colme di alghe.
- Rinomato per essere un animale tranquillo e solitario, sfugge ai predatori unicamente mimetizzandosi. Data la struttura fisica, del resto, è incapace di masticare. Sfrutta, quindi, per cibarsi, i muscoli e le ossa della bocca, fonte di soccorso nel succhiare il cibo. Le prede preferite? Organismi minuscoli e facili da assimilare, alla guisa di plancton e crostacei.
- Ma approfondiamone il ciclo riproduttivo. Alla stregua dei cavallucci marini, presenta una forte predisposizione genitoriale, specialmente se maschio. Raggiunge la maturità sessuale, una volta superati i 32 centimetri di lunghezza. Il periodo interessato dura circa sei mesi (i draghi marini sono ricettivi da giugno-luglio a gennaio) e, al termine della copulazione, la femmina depone le uova. Sarà, poi, il suo compagno ad incaricarsi della loro conservazione, alloggiandole in un apposito spazio situato sotto la coda, all’interno del quale, queste ultime, rimangono per un mese. Una produzione elevata, che raggiunge, alle volte, anche i 120 esemplari. Unico rimedio, dal momento che, assi meno alto, è il tasso di sopravvivenza.
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