Semplicemente… würstel
Li conosciamo bene, avvezzi come siamo ad incrociarli tra gli scaffali del Supermercato, al punto tale, spesse volte, ormai, da non far neppure più caso alla loro presenza. C’era il tempo, del resto, in cui andavano di moda, imperversando sulle tavole di tutti noi. Poi, di uso comune, hanno forse un po’ perso d’interesse. Eppure, sorta di ritrovato dell’ultima ora, in casa non mancano quasi mai.
D’altronde, facilmente risolvono una cena, oppure un pranzo veloce. Fungono da efficace risorsa per una gita e, pure, rappresentano l’anima, insieme ad altri alimenti che ben conosciamo, dello street food. Per non parlare del fatto che sono duttili, facili e veloci da preparare. E, di sicuro, nelle varie interpretazioni, comunque gustosi.
Dunque, cosa c’è dentro i Würstel e come vengono preparati?
Generalmente a base di carne di suino, ma anche bovina o di pollo, la ricetta tradizionale prevede un terzo di parte magra, un terzo grassa e un terzo di acqua. Percentuali, queste che, tuttavia, possono variare, in base alla tipologia del prodotto. Si tratta, in ogni caso, di un insaccato, ottenuto, pertanto, utilizzando quelli che potremmo definire ‘scarti’. Niente tagli, per chiarire, destinati alla produzione di prosciutto o pancetta; né, per quel che riguarda il pollo, petto o cosce.
In sintesi, al termine della lavorazione si ottiene un composto rosaceo, al quale vengono aggiunti acqua, sale, spezie e conservanti e con cui si riempiono budelli di cellulosa, atti a conferire la tipica forma allungata. Successivamente, i würstel vengono cotti e la cellulosa rimossa. Separati uno dall’altro, una volta confezionati, sono messi sotto vuoto e pastorizzati.
In quanto, inoltre, al fatto che quelli ottenuti da carne bianca siano più salutari, nonostante in molti ne siano convinti, va specificato che non è proprio così. Ne esistono di puro suino, piuttosto pregiati, in cui la carne ‘magra ‘supera anche l’85% del totale. D’altro canto, per quelli a base di pollo si usa, spesso, la cosiddetta carne separata meccanicamente. In pratica, si spremono le carcasse dei volatili, macinate e setacciate, per eliminarne qualsiasi residuo di ossa.
Fatto sta, entrambe le varianti sono presenti sul nostro mercato.
E se li volessimo assaggiare crudi?
La raccomandazione è di evitare. Nonostante siano sottoposti a due cicli di cottura (prima e dopo il confezionamento), facciano un passaggio in forno e subiscano il trattamento di pastorizzazione, sono comunque nell’ipotesi di trasmettere la listeria, un batterio che può provocare nausea, febbre, dolori muscolari o di stomaco e altri sintomi, specifici dell’avvelenamento da cibo.
Ciò chiarito, un’altra curiosità riguarda il nome, adoperato – pensate – soprattutto in Italia. L’accezione würstel, scritta esattamente in questo modo, è, in realtà, un diminutivo. Il vezzeggiativo, per così dire, del termine wurst (o würstchen), che sta a significare insaccato, o salsicciotto. Volendo tradurre, insomma, sarebbe un salsiccino.
Rinomati, in particolar modo, in Germania, in Austria e, in misura minore, in Svizzera, sono noti anche come brühwurst (se parzialmente bolliti), ricordando che le varianti sono, però, infinite. Così, ad esempio, amiamo i Wiener Würstchen, di origine tedesca. Viceversa, il Frankfurter Würstel è austriaco, anche se l’appellativo richiama fortemente la Germania.
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