Rimodelliamo l’interno delle auto… così!
Interessante, sì ma, a guardare l’immagine di copertina… cosa c’è di strano? L’abitacolo è bello, elegante… ma poi?
Ebbene, qualcosa, in effetti c’è. Qualcosa, che vada al di là del mostrarsi pulito, minimalista, preciso, come un laser industriale. Sapete cosa? E’ composto di… caffè. Proprio così o meglio, tecnicamente, di polpa di caffè – il frutto in cui si trovano i chicchi, almeno per quel che riguarda il cruscotto. Per schienali dei sedili e volante, invece, è stato utilizzato il medesimo materiale adoperato per confezionare camicie in lino. Una miscela di noce e guscio d’uovo – ancora – sostituisce le finiture in plastica; mentre sedili e tappetini delle portiere sono realizzati con plastica, recuperata dall’Oceano e riciclata. Così a procedere, lenticchie scadute (o riso) per i quadri elettrici e per le lenti delle luci.
Roba… da fantascienza! Invece, è solo il risultato di enorme pazienza e tale ne devono aver messa da parte Ian Callum e l’azienda di design/ingegneria che porta il suo cognome. Il concetto è, insomma: “Buttiamo via davvero un sacco di cose“. Se non cambieremo atteggiamento, le generazioni future ci guarderanno, con profondo disprezzo: “Vuoi dire che gettavano il cibo non consumato nel terreno e lo lasciavano lì a marcire?“, si domanderanno, perplesse.
Dunque, è tempo di cambiare. Già nel 2030 – stando al ‘nostro‘ – potrebbero essere disponibili materiali, all’altezza degli standard automobilistici e di facile produzione, abbastanza resistenti – questo è, in sintesi – per sopravvivere al ciclo di vita di un’auto.
In termini di sicurezza, si considerano addirittura migliori dei cosiddetti prodotti vergini. Pensate – tanto per fare un esempio – che la polpa del caffè riesce a resistere alle fiamme, i coloranti possono rendersi reperibili attraverso l’utilizzo delle carote viola e le foglie degli alberi possono prendere il posto delle impiallacciature in legno colorato. Insomma, un progetto all’avanguardia e… sicuro, che mira secondo quanto chiede il momento storico, alla sostenibilità, al riciclo, che ci vuole salutisti, persino quando si tratta di metterci alla guida.
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