Come Gulliver… ma non è una favola

Alta è alta e su questo, non ci piove. Rumeysa Gelgi ha 26 anni e soffre della sindrome di Weaver, per la quale detiene un primato mondiale, non particolarmente invidiabile. I suoi 215 centimetri di altezza, infatti, le regalano il primato di donna più alta al mondo.

Ebbene, desiderio della nostra era, da tempo, volare negli Usa, dalla Turchia. Sogno, rimasto disatteso, fin quando la compagnia di riferimento non le ha consentito di prenotare 6 posti sull’aereo, affinché potesse, almeno, posizionarsi sdraiata.

Che volete, questione di ottimizzazione degli ingombri.

Pensate, la sindrome di cui sopra colpisce, attualmente, solo 150 persone, in tutto il globo. Le ossa, in pratica, crescono assai più velocemente del tasso medio, tanto da rendere qualsiasi tipo di spostamento enormemente farraginoso.

Dunque, fino allo scorso anno, la nostra non aveva mai volato. E’ stata la Turkish Airlines a consentirle, per prima, di prenotare i posti necessari al viaggio, sorta di barella, in un passaggio commerciale. “Sono stati tutti così gentili“, ha commentato la donna. “Molti mi guardavano, ma altri passeggeri sono venuti a controllare che stessi bene… Ho sempre voluto andare in America, per lavorare come sviluppatore web nella Silicon Valley, ma per la California c’è da sobbarcarsi un volo di 14 ore“.

Collocazione a parte, è stata necessaria una serie di altri accorgimenti: letti, ad esempio, sedie e una scrivania, appositamente realizzati. Del resto, la condizione della donna, diagnosticatale a soli quattro mesi di vita, è purtroppo accompagnata da gravi problemi di salute. Scoliosi, a causa della pressione sulla colonna vertebrale e un difetto cardiaco, che la costringe spesso in ospedale. 

Un’occasione, l’esperienza appena descritta, pure per informare chi non sa e fare divulgazione, rispetto ad un argomento sconosciuto ai più e che abbisogna, di certo, di maggiore comprensione.

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