Tu quoque, Brute, fili mi: storia di un tradimento… mai avvenuto?
La frase, più o meno, la conosciamo tutti ma, forse, non tutti sanno che le parole che, per antonomasia, hanno caratterizzato il ricordo delle Idi di marzo, in realtà, non furono mai pronunziate.
Torniamo, per un momento, indietro… Data di mezzo del primo mese di primavera, per l’appunto, corrispondono al giorno in cui venne ucciso Giulio Cesare (44 a. C.), cedendo ai colpi di ventitré pugnalate, inferte dai suoi detrattori. Tra questi, Marco Giunio Bruto e a quest’ultimo fa riferimento, appunto, la fatidica espressione, rimasta iconica nel tempo.
Eppure, c’è di che dubitare, giacché pare che la celebre “Tu quoque, Brute, fili mi“, in verità, non sia mai stata pronunciata.
Una faccenda, più modestamente che, nel tempo, è andata ingigantendosi. Stando allo storico Svetonio, l’Imperatore non emise alcun suono, se non un gemito, in seguito al primo colpo subito. Dopo di che, narrazione vuole che si sia avvolto compostamente la tunica addosso.
Tra l’altro, pare assai improbabile che il nostro si sia espresso in latino giacché, all’epoca, la lingua utilizzata dalle élite era il greco. Non solo, sono diversi i resoconti in cui si riporta che Cesare avesse detto, in verità: “Καὶ σὺ, τέκνον“, ovvero “Anche tu, figlio?”.
Ciò premesso, restano un mistero la nascita e la diffusione della leggenda e rimane, a suo credito, anche un modo di dire: “Guardati dalle Idi di Marzo” suona – difatti – come un’istanza a tenersi in guardia da eventuali pericoli o minacce.
Peraltro, alla ricorrenza si lega – per chi non ne fosse a conoscenza – una seconda tradizione, riguardante l’Ara di Cesare, al Foro Romano. Fu lì che l’uomo venne dato alle fiamme, dopo essere stato assassinato.
Ebbene, ogni anno, di prassi, un numero imprecisato e importante di persone si reca in loco per lasciare fiori, rose, monetine o effetti personali, in memoria dell’accaduto. Un evento, al quale partecipano i cittadini capitolini ma anche i turisti, provenienti da tutto il mondo. Un estremo saluto, in sintesi, al militare, politico, console, dittatore, pontefice massimo, oratore e scrittore, considerato tra personaggi più influenti ed emblematici della Storia. Il padre della Patria, addirittura, secondo alcuni.
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