Nella nuova Hollywood questo bacio non esiste
Potenza del Cinema: nella scena finale di una recente commedia romantica hollywoodiana, le labbra di Jonah Hill e quelle di Lauren London, in verità, non si sono neppure sfiorate.
Avete presente: Indovina chi viene a cena? Ebbene, la più rinnovata versione, firmata Netflix, si intitola You People e presenta una trama, decisamente simile all’originale, datato 1967. Nel caso in questione, un uomo di origine ebraica deve presentare ai genitori la fidanzata, musulmana. Insomma, come spesso accade, si riprende un classico, per riattualizzarne i temi.
E se, specchio dei tempi, somma attenzione è rivolta ai contenuti dell’accettazione, dell’inclusione e dell’integrazione, qualcosa sembra… distrarre, comunque, gli spettatori. Questione di sfumature, nulla di più. Eppure… la scena finale del film, corredata dall’immancabile bacio a sugellare il momento clou, stride. Al punto tale che, informandosi, si viene a sapere dagli stessi membri del cast che ciò a cui si assiste sullo schermo ‘non è reale‘.
E’ fonte, invece, del lavoro prodotto, tramite l’utilizzo dell’I.A. Effetti speciali, studiati ad hoc: “Ero lì – racconta un tecnico – Stavo guardando la scena del matrimonio. Li ho visti avvicinarsi per baciarsi e poi fermarsi a tanto così di distanza, una dalla faccia dell’altro“. Tuttavia, come dicevamo, la pellicola mostra altro. I volti, cioè, che prima, esitanti, si avvicinano; le bocche che si sfiorano, si uniscono…
Vicenda, quest’ultima – ed è perciò che ve ne parliamo – largamente discussa dagli addetti ai lavori. Sappiamo bene come si sia concluso, solo da poco, lo sciopero indetto dagli sceneggiatori e da altre maestranze dello spettacolo, proprio in virtù dell’argomento. E, se da una parte, non si può prescindere dal considerare ammissibile l’ipotesi di usufruire dello spettro di possibilità offerto dalla tecnologia più avanzata; dall’altra, c’è il rischio, per il pubblico, di sentirsi fregato.
Pixel, che soverchiano persino i gesti più teneri. Vero è che, di sovente, le Star si servono dei nuovi ritrovati, per sganciarsi da situazioni di imbarazzo o scomode. Ci sono, ad esempio, sempre più remore nell’interpretare scene di sesso e c’è persino chi, come Kirk Cameron, pur di non mancare di rispetto alla legittima consorte, arriva a domandare alla produzione di travestire proprio la moglie – sorta di controfigura – facendole indossare i panni del personaggio con cui dovrà relazionarsi.
Escamotage, che danno da sorridere, vero, ma anche da riflettere. Ci si arriva a domandare come si traccerà il futuro. Se gli attori dovranno definire prima, a tavolino, quali tipi di girato saranno da coprire con il deepfake, cosa si sia ancora disposti a concedere e quanto la faccenda possa prendere la mano.
Già, perché il punto, di nuovo, è proprio qui. Ovvero, quanto spazio lasciare all’informatica e ai suoi canali e quanto, invece, tutelare uno stipendio guadagnato con il sudore, a suon di ‘fattore umano‘, che richiede – magari – sacrifici e rinunce, compromessi e via dicendo ma garantisce, al contempo, insostituibilità. La stessa che – lo abbiamo visto – comincia seriamente a scricchiolare.
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