Usi e costumi di Natale, nel mondo (2)
Proseguiamo, con il racconto delle tradizioni che accompagnano il Natale e – come si suol dire – ‘Paese che vai, usanza che trovi!‘. Tant’è, ogni popolo ha i propri riti, particolari o meno e li porta avanti, scandendo la fine dell’anno a suo modo.
E, in taluni casi, c’è da rimanere a bocca aperta…
- Parlando di Scozia, miti e leggende, da queste parti, sono molto giovani. Il Natale fu, difatti, bandito per oltre 400 anni, a partire dalla Riforma religiosa del 1560 e dalla spaccatura dalla Chiesa cattolica. Nel periodo in questione, ogni attività o celebrazione pagana rimase vietata. Almeno fino al 1958, lasciando largo spazio alla cultura Celtica della divinazione.
In occasione del Solstizio d’inverno – Yuletide – nello specifico a Natale, i giovani erano soliti pungersi i pollici con i bordi taglienti delle foglie di agrifoglio. Si riteneva che ogni goccia di sangue rappresentasse un anno di vita, riuscendo così a predire quanto si sarebbe riusciti ad invecchiare
- In Polonia, per rappresentare la nascita del Cristo e il suo legame con il fieno della mangiatoia, si é soliti porre alcune pagliuzze colorate sotto la tovaglia. Alla termine del pasto, ogni commensale estrae un filo. Se di colore giallo indica un anno da single; se verde é invece sinonimo di un prossimo matrimonio.
L’albero, inoltre, viene addobbato direttamente la notte del 24 di Dicembre, appena prima di sedersi per il cenone. La preparazione delle diverse pietanze, poi, richiede diversi giorni, a causa della grande quantità di ricette, tipiche di questo periodo dell’anno
- Trasferiamoci in Spagna, dove le celebrazioni sono particolarmente sentite. Festeggiamenti, peraltro, che si protraggono dal 22 di Dicembre al 6 di Gennaio. Ogni regione si caratterizza, però, per peculiarità differenti. In Catalogna, ad esempio, é Tió de Natal, lo zio del Natale, a portare i doni. I bambini si fanno aiutare dai genitori nel decorare un ceppo con un volto, per poi avvolgerlo in una coperta, su cui lasciano cibo, a mo’ di offerta. Il mattino seguente, troveranno ad attenderli regali e dolciumi, con buona pace del ramo, di cui si saranno perse le tracce. Nella variante, piccoli e grandi nutriranno regolarmente il ceppo, il Caga Tio, fino all’arrivo del Natale. In quella data, verrà bruciato nel camino, nella speranza di ricevere un surplus di ricompense.
Nei territori baschi, invece, a consegnare i doni é l’Olentzero: un vecchio barbuto, vestito da contadino, che viene festeggiato nel giorno dell’epifania. I bambini scrivono una letterina ai Re Magi – Los Reyes Magos – e lasciano le scarpe fuori dalla porta, per far loro sapere quanti vivono in casa e, per conseguenza, di quanti regali abbisognano. Per le strade, intanto, si festeggia la Cabalgata de los Reyes Magos e, tra carri e decorazioni, si fa una gran Festa
- Vista la bassa percentuale di fedeli Cristiani, la celebrazione del Natale é stata importata, in Oriente, solo di recente, per ragioni soprattutto commerciali. La Vigilia è considerata alla stregua della festa degli innamorati, motivo per cui ci si riunisce e si scambiano i doni. Anche il giorno di Natale si festeggia, ma – udite, udite! – a base di pollo fritto. Quello, per la precisione, prodotto dal colosso americano KFC, presente anche da noi, che ha dato vita, al riguardo, ad una vera e propria tradizione, intrapresa nel 1974.
Il pasto si chiude con una torta di pan di spagna, fragole e panna, ancor più preziosi in questa fase dell’anno, poiché niente affatto facili da reperire
In Alsazia, al confine con Germania e Svizzera, il Natale può considerarsi il momento più atteso. A Strasburgo, così come in molti paesetti limitrofi, le strade si decorando delle luci dei mercatini, che rimangono, ad oggi, i più visitati d’Europa. Passeggiando tra i chioschetti potreste addirittura incontrare il Christkindel, sorta di raffigurazione di Gesú bambino, rappresentata da una bimba vestita di bianco. Si muove, quest’ultima, scortata da una folla di altri piccoli, nell’impresa di consegnare i doni a chi si é comportato bene.
Chi é stato monello avrà, invece, a che fare con l’Hans Trap, un troll, che gira la città, alla ricerca dei disubbidienti
- Ancora, in Islanda (e anche nella nostra Padova) i festeggiamenti proseguono per 26 giorni consecutivi, dall’11 Dicembre al 6 Gennaio e sono ben 13 gli spiriti che visitano le case, in queste fatidiche giornate. Si tratta degli Jòlasveinar, troll dispettosi, che rubano il cibo e rapiscono i bambini che non indossano vestiti nuovi, il giorno della Festa. Proprio per questo, un maglioncino appena acquistato non manca mai, sotto l’albero.
Altra inconsueta usanza é quella dello Jòlabòkaflòd, vale a dire: l’Inondazione dei libri di Natale. Nata nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, quando la carta era tra i pochi beni reperibili, prevede, per l’appunto, che ai bimbi vengano donati tanti libri, da leggere nei giorni di vacanza. Di più. Dal 1944, la Island Public Association invia, ogni anno, un bollettino alle famiglie, riguardo alle nuove uscite, per permettere loro di scegliere in libertà.
Nella capitale, Rejkiavik, non mancano, poi, le prelibatezze: l’Hangikjot (carne essiccata) o il Risalamande, un delizioso dolce di riso, da gustare mentre si visitano i mercatini. In alternativa, si può sempre pattinare sul ghiaccio
- In America latina, l’attaccamento alle tradizioni religiose è particolarmente sentito. Assai più che altrove, dove prevale, semmai, il folclore. In questo quadro, il Presepe si fa simbolo per eccellenza, tanto che le famiglie lo allestiscono, sin dai primi giorni di Dicembre, con particolare dedizione e organizzando persino concorsi, per decretarne il migliore.
Si é soliti, poi, festeggiare, da queste parti, la Paradura del Niño, che ricorre ogni Domenica, dal 24 Dicembre al 2 Febbraio. Viene, in sintesi, preparato un bambolotto con le sembianze del bambin Gesú da portare in processione, per conferire la benedizione nelle abitazioni.
Abitudine singolare, viene anche simulato la sparizione di Gesú. Rapimento, che dura tre giorni, durante i quali gli altri piccoli, con indosso i panni dei personaggi della natività (gli angeli, Giuseppe, la vergine Maria, i Re Magi e i pastori), sfilano in corteo e si prodigano nel recuperarlo
Se credete che in Italia, in virtù delle Feste, si mangi tanto, sentite cosa accade in Cile.
Ci si siede a tavola subito dopo la messa dell’alba, la Misa del Gallo, e si va prosegue… per l’intera giornata!
- Complice il clima torrido, in Africa il Natale si festeggia, solitamente, sulla spiaggia o vicino al mare, dove vengono organizzati appositi ritrovi, in cui mangiare, ballare e fare il bagno.
Nell’entroterra, secondo tradizione, si organizzano cortei e celebrazioni, si assistono i bisognosi, mentre si prega, si canta e si balla. I devoti preparano l’albero e, se mancano gli abeti, al loro posto decorano le palme, con fiori e ghirlande.
- In Australia, il periodo del Natale combacia – in maniera per noi del tutto inopinabile – con le vacanze estive. Oltre al famoso e spesso pubblicizzato bagno al mare, con tanto di costumi e barbe bianche, pertanto, una tradizione, particolarmente sentita e mantenuta nel tempo é quella delle Carols by Candlelight.
Durante la notte della Vigilia, cioè, le persone si riuniscono per un concerto a cielo aperto. Cantano le carole tenendo in mano le candele e, nel frattempo, si perdono ad ammirare il cielo stellato
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