Armiamoci e partiamo…
Parliamo di storia… quella che riguarda, per lo più, militari, generali celebri, le cui conquiste vengono da anni, in taluni casi anche da secoli, raccontate. Strateghi, che ci hanno insegnato, attraverso la personale esperienza, fin dove è possibile spingersi. Monito, questi ultimi, attraverso le loro azioni, anche per le generazioni future.
A volerla dire tutta, per comprendere nel dettaglio, bisognerebbe – però – analizzare anche il resto. Mettersi a rovistare tra le carte e valutare, allo stesso modo, i fallimenti e i loro artefici. Leader non più tali, per via della loro stessa inettitudine…
Gideon Pillow (1806-1878)
Generale dei volontari dell’esercito americano, nelle fasi della guerra contro il Messico e generale di brigata confederato, durante la Guerra Civile americana toppò, in più riprese. Non seppe sfruttare uno sfondamento temporaneo delle linee dell’Unione, che avrebbe consentito alla guarnigione di Fort Donelson di fuggire, nella battaglia del 1862. Parimenti, l’anno successivo (1863), nella Battaglia di Stones River. Sull’orlo della bancarotta, terminata la guerra, Pillow ebbe – tuttavia – la capacità di risalire la china e avviare una carriera legale di successo.
Lloyd Fredendall (1883-1963)
La battaglia del passo di Kasserine, datata febbraio 1943, è ampiamente ricordata, nei testi storici, come il primo scontro tra le forze americane e tedesche e anche come la più grande disfatta, per gli U.S.A, nella Seconda Guerra Mondiale. È, quest’ultima, la contesa in cui il Maggiore Generale Lloyd Fredendall diede, difatti, ‘il peggio di sé’. Stando ai resoconti del tempo, i soldati statunitensi non erano addestrati a combattere, in termini di unità coesa. Fredendall, oltretutto, perse un’ottima opportunità per contrattaccare, ritardando l’ordine. Risultato: le forze nemiche ebbero il tempo per ritirarsi. Dopo l’esito disastroso, il Maggiore tornò a casa, dove rimase per l’intera durata dei combattimenti.
Francisco Solano López (1827-1870)
Meglio identificato come l’ufficiale militare che prestò servizio come presidente del Paraguay, tra il 1862 e il 1870. Durante la guerra, insomma. Nel dicembre del 1864 – per entrare nei particolari – scoppiarono una serie di dissidi tra Paraguay e Brasile e, quando l’Argentina negò la richiesta di transito di un esercito paraguaiano attraverso il suo territorio, López agì d’istinto, mettendosi contro anche quest’ultima. Dunque, Argentina, Brasile e il governo fantoccio brasiliano in Uruguay – tempo a breve – si allearono contro il comune nemico. Circa il 90% degli uomini in età da combattimento del Paraguay perse la vita. Non solo. López ordinò l’esecuzione di centinaia di persone, tra cui alcuni membri della sua stessa famiglia. Fu ucciso in combattimento, il 1 marzo 1870.
Douglas Haig (1861-1928)
Alto ufficiale dell’esercito britannico, nelle fasi salienti della Prima Guerra Mondiale, ebbe il torto di ignorare l’effetto della mitragliatrice, sul campo di battaglia. Così, il 1 luglio 1916, Haig ordinò ai suoi di ‘esagerare’ nella prima battaglia della Somme, con il risultato – nefasto – di mandare a morte 20.000 uomini. Una carneficina, che fece registrare, al termine del primo giorno di combattimenti, un totale di 60.000 vittime britanniche. Alla fine, gli inglesi persero circa 420.000 uomini. Haig, per suo conto, altri 275.000, nella battaglia di Passchendaele. Tanto che, in seguito, a suo carico rimase l’accezione: “leoni guidati da asini“.
William Hull (1753-1825)
Un combattente, protagonista della Rivoluzione americana, eletto Governatore del territorio del Michigan, dal 1805 al 1813. Tuttavia, lo si ricorda soprattutto come il Generale della guerra del 1812, che consegnò Fort Detroit agli inglesi. Accadeva il 16 agosto di quell’anno, in seguito alla guerra di Indipendenza. Stando ai fatti, dopo la battaglia, Hull fu fatto prigioniero dagli inglesi e, al suo ritorno negli Stati Uniti, fu sottoposto alla corte marziale. Colpevole di 11 capi di imputazione, riuscì a salvarsi dall’esecuzione, esclusivamente per volontà del presidente James Madison.
Erich Ludendorff (1865-1937)
Durante il Primo Conflitto Mondiale, il generale tedesco fu responsabile della modifica del Piano Schlieffen ideato dalla Germania, con l’intenzione di combattere, in contemporanea, su due fronti. L’offensiva, tuttavia, fallì, per una serie di ragioni. In primo luogo, in Francia era stato inviato un numero di uomini esagerato. Il che voleva significare non poter contare, in seguito, su alcuna riserva. Inoltre, quando i termini del Trattato di Versailles paralizzarono la Germania, Ludendorff raggirò la Nazione, diffondendo la convinzione di essere rimasto imbattuto sul campo di battaglia. Membro nazionalsocialista del Parlamento tedesco per diverso tempo, si dedicò, nell’ultima fase della sua esistenza, al misticismo.
George McClellan (1826-1885)
Ufficiale militare americano, che prestò servizio come 24esimo governatore del New Jersey, durante la Guerra Civile organizzò e guidò l’esercito dell’Unione nella campagna della penisola nel sud-est della Virginia, che si svolse dopo le Battaglie dei sette giorni. A causa delle tattiche adoperate, fin troppo caute, non riuscì a sconfiggere l’esercito confederato di Robert E. Lee, nella battaglia di Antietam. Pertanto, in preda al senso di frustrazione, il presidente Lincoln decise di rimuoverlo dal comando.
Maxime Weygand (1867-1965)
Comandante militare francese nel periodo del Primo Conflitto, nel 1940 fu richiamato in servizio attivo e assunse il comando dell’esercito, durante l’invasione tedesca nella guerra successiva. Ebbene, dopo una serie di battute d’arresto, Weygand consigliò l’armistizio. La Francia, successivamente, capitolò. Entrò nel regime di Vichy di Philippe Pétain come ministro della Difesa e prestò servizio, fin quando fu nominato delegato generale nel Nord Africa francese. Mentre ricopriva la posizione in questione, fu notato per l’attuazione eccezionalmente dura delle politiche antisemite tedesche.
Bernard Montgomery (1887-1976)
Nell’autunno del ’44, dopo il successo dello sbarco in Normandia di giugno, l’esercito tedesco si trovava in difficoltà. Montgomery era l’ufficiale senior dei combattenti britannici per le forze alleate, incaricate di riconquistare un importante territorio nei Paesi Bassi. Ciò avrebbe consentito l’accesso diretto, attraverso il fiume Reno, al territorio della Germania settentrionale. Sebbene le truppe alleate riuscissero ad accaparrarsi il territorio olandese, l’obiettivo principale fallì, dopo che gli alleati persero la battaglia di Arnhem. Nel complesso, il piano di Montgomery si rivelò, insomma, sin troppo ottimista.
Pierre-Charles Villeneuve (1763-1806)
Nel 1804, l’ufficiale di marina francese era al comando della flotta, a Tolone e gli fu ordinato di trascinare la controffensiva britannica gestita da Horatio Nelson, nei Caraibi. Villeneuve sarebbe poi tornato, in segreto e avrebbe contribuito a stabilire il dominio navale della Manica. Disobbedendo agli ordini, invece, salpò per Cadice, concedendo all’avversario il tempo di tornare e rovinando, di fatto, i piani di Napoleone. La vittoria anglosassone nella battaglia di Trafalgar stabilì la supremazia britannica in alto mare, per più di un secolo. Villeneuve perse 20 navi; Nelson nessuna. Dopo essere stato fatto prigioniero, fu rilasciato. Eppure, piuttosto che dover affrontare Napoleone, preferì togliersi la vita.
Douglas MacArthur (1880-1964)
Durante la Seconda Guerra Mondiale, prestò servizio come generale dell’esercito per gli Stati Uniti, nonché maresciallo dell’esercito filippino. L’8 dicembre 1941, poche ore dopo aver attaccato Pearl Harbor, i giapponesi presero di mira Clark Field, una base aerea statunitense, proprio nelle Filippine. Nonostante fosse stato informato, MacArthur ritardò la mobilitazione per il contrattacco. Così, nel momento in cui i giapponesi attaccarono, i bombardieri americani si trovavano ancora a terra. Le Filippine, alla fine, furono invase e il presidente Roosevelt ordinò a MacArthur di partire per l’Australia. Il generale lasciò dietro di sé migliaia di soldati – americani e filippini – che, dopo essere stati catturati, sopportarono quella che oggi è notoriamente conosciuta come la Marcia della Morte di Bataan.
Antonio López de Santa Anna (1794-1876)
L’ascesa al potere del generale messicano fu segnata dal tradimento dei suoi alleati. Dopo la sconfitta nella battaglia di San Jacinto, venne fatto prigioniero. Risoluto a diventare un agente per gli Stati Uniti, al suo ritorno in Messico, scoprì di essere stato deposto. Ottavo presidente del Paese, ripetutamente, tra il 1833 e il 1855 (fu – difatti – costretto all’esilio, nel 1845), allo scoppio del conflitto tra Messico e Stati Uniti, contattò il presidente americano James K. Polk e si propose, nel ruolo di agente. Inviato in missione, assunse, però – inaspettatamente – il comando delle truppe messicane. Sconfitto, fu nuovamente costretto all’esilio.
Erwin Rommel (1891-1944)
Il maresciallo tedesco era conosciuto con lo pseudonimo di “volpe del deserto“, a causa del suo processo militare in Nord Africa. Tuttavia, nemmeno i suoi più grandi successi contavano molto nel grande schema della strategia dell’Asse. Benché al culmine della carriera, non si trovò mai nella posizione ideale, spesso dipendente dai rifornimenti, esageratamente scarsi e dai veicoli britannici catturati. Un potenziale vincente che, in quanto a logistica, non ha mai riscosso un adeguato riconoscimento.
Maurice Gamelin (1872-1958)
Meno di un anno dopo aver invaso la Polonia, la Germania lanciò una campagna contro Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Belgio. L’offensiva fu ben coordinata e riuscì, in poco più di sei settimane. Ebbene, il generale, comandante in capo della Francia, non ha mai intrapreso alcuna azione per porvi rimedio. La sua pianificazione, oltretutto, si rivelò inadeguata. Dopo aver previsto che il Belgio sarebbe stato il principale bersaglio, decise di collocare lì le sue migliori truppe. Lasciò, tuttavia, indifesa la foresta delle Ardenne, che divenne oggetto dell’offensiva tedesca, cogliendo – ovviamente – di sorpresa gli alleati.
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