Rara Avis… a Roma, onore ai ‘Signori del cielo’
Piume, per elevarsi al ruolo di volatili, liberi – noi che le indossiamo – di immaginarci librare nell’aria, parimenti alle altre eccellenze del Creato, naturalmente dotati di colori, dalle spettacolari miscellanee. Ali… iridescenti, variopinte, double face, mimetiche, impalpabili, maestose. Fonte, soprattutto, di ispirazione, per il mondo della moda.
Così teatrali, del resto, non potrebbe essere diversamente. Penne e simili, spesso scelte a mo’ di decorazioni; in talune occasioni, per la creazione di veri e propri abiti uccello. Protagonisti, questi ultimi, di Rara Avis – Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane, mostra allestita, dallo scorso 24 aprile, all’interno di una tra le location più evocative del Parco Archeologico del Colosseo, nella Capitale. Scenografici capi ‘aviari’ selezionati, per la circostanza, da Sofia Gnoli, curatrice della mostra.
SOFIA GNOLI SPIEGA
Dunque, mitologia e religione vengono a contatto con il guardaroba di donne in carne e ossa. Ornamenti maliziosi, inaspettati, degni interpreti delle stravaganze di tutte le epoche. Basti pensare a Maria Antonietta e alle sue acconciature/impalcature, insertate di uccellini imbalsamati, o ai cappellini caratteristici dell’età Vittoriana. “Abiti piumati e accessori uccello fanno parte di un lessico allegorico dai molteplici significati, simbolo di contrastanti allusioni – paura, bellezza, prigione e libertà – che ha incantato nei secoli artisti e scrittori, scultori e fashion designer“.
Partendo da tale presupposto, “la mostra” – viene specificato – “è piccola, ma molto preziosa“.
Sorta di Wunderkammer, stanza delle meraviglie, un tempo atta ad ospitare rarità, naturali e artificiali, le Uccelliere Farnesiane accolgono, oggi, visionari abiti e accessori. Un modo, pure, secondo le intenzioni di Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, di regalare nuovo lustro al complesso architettonico: “Si tratta di due padiglioni costruiti nel Seicento dai Farnese, dove erano alloggiati uccelli rari, provenienti da luoghi esotici, il cui scopo era essere ammirati”.
ABITI… PER SOGNARE
Tra i capolavori esposti, il maestoso abito cigno bianco, un capo in spuma di tulle arricchito di ali realizzato da Maria Grazia Chiuri per Christian Dior e l’abito cigno nero di Alexander McQueen per Givenchy, che rievoca la Odile di Il Lago dei Cigni di Tchaikovsky. Presente, anche la mise con bolero pappagallo della prima sfilata haute couture di Jean-Paul Gaultier e un’onirica creazione high-tech di Iris Van Herpen della collezione Hypnosis. Meno scenografico, tuttavia altamente significativo, l’abito di Prada con pavone patchwork, datato primavera estate 2005.
Come non citare, poi, l’abito-corsetto in organza, interamente ricamato con piume di gallo e di fagiano di Dolce&Gabbana Alta Moda, oppure il lungo vestito nero di Thierry Mugler, elemento portante della collezione haute couture autunno inverno 1997? C’è l’angel dress esibito da Katy Perry al Met Gala del 2018: un minidress, firmato Donatella Versace, dorato in metal mesh, con enormi ali di piume di struzzo. Così come il look esclusivo realizzato da Alessandro Michele per Gucci, con tanto di ricami in cristalli 3D, indossato da Florence Welch al MET Gala 2019. “Avere in prestito questi abiti eccezionali non è stato facile“, ammette la curatrice.
Un lavoro lungo un anno, in cui una menzione speciale va riservata a Vittoria del colibrì, capo progettato appositamente da Tiziano Guardini. Realizzato in seta non violenta, ovvero un tessuto il cui filato si ottiene senza l’uccisione del baco da seta, porta in esposizione la sostenibilità, argomento che, con il tema delle piume, non poteva essere trascurato.
SPETTACOLO NELLO SPETTACOLO
Le ALI, irreALI, reALI è – di contro – la speciale selezione di accessori appartenuti ad Anna Piaggi che arricchisce la mostra. Costei, giornalista, talent scout, socialite, signora della moda, era infatti un’appassionata collezionista. Si fa notare, pertanto, la sua selezione ‘speciale’, “come la borsetta a forma di gabbia, con tanto di canarini al suo interno; i cappelli alati di Elsa Schiaparelli e Philip Treacy e oggetti, appartenuti al suo armamentario folle“.
Un percorso suggestivo e immersivo, suddiviso in due diversi momenti espressivi. In Caleidoscopiche visioni, troviamo “gli abiti più variopinti, inseriti in una sorta di giardino dell’Eden. Abbiamo ricostruito l’uccelliera com’era, e arricchito questa sezione di aspetti visivi e sonori che ricordano la natura lussureggiante, come il cinguettio degli uccelli“. Nell’area Mito, diversamente, è possibile ammirare “abiti neri e oro, come quello di McQueen, Versace, Guardini. Qui l’atmosfera rievoca gli aspetti più drammatici della natura, come tuoni e fulmini. Viene evocato il mito di Zeus, Leda e il cigno, che sono anche riproposti nell’immagine simbolo della mostra, uno scatto di Giovanni Gastel, unica fotografia esposta“.
Una scenografia “pazzesca”, lasciando parlare chi l’ha organizzata, pronta ad ospitare i suoi visitatori fino al 21 luglio 2024, presso gli Orti Farnesiani sul Palatino, Via di San Gregorio, Roma.
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