Daniel Radcliffe, apologia di Harry Potter. Dal successo all’alcoolismo
Il giro del mondo in pochi minuti. No, non si tratta di un’edizione riveduta e corretta del romanzo di Jules Verne, ma della notizia, pressoché insospettabile, della deflagrazione di Harry Potter.
Intervistato da BBC Radio 4, l’attore Daniel Radcliffe ha infatti ammesso, una volta terminato di girare l’ultimo episodio della saga, di essere scivolato nel baratro dell’alcoolismo. Un incubo, in cui sarebbe precipitato subito dopo aver raggiunto la fama, a livello planetario.
Nel baratro dopo Harry Potter
“Non ero sicuro di cosa avrei fatto dopo. Non ero a mio agio con me stesso, o con la versione sobria di me. Così bevevo“. Radcliffe aveva, del resto, appena 11 anni quando è assurto alle cronache come star internazionale, grazie al ruolo interpretato nei panni del celebre maghetto.
Il giovane, classe 1989, ha confessato di essersi sentito disorientato, dopo aver lavorato come protagonista agli 8 film scaturiti dai romanzi di J. K. Rowling.
Una condizione che si è perpetuata per diversi anni e che, in quel preciso momento, sembrava non trovare soluzione.
Sprazzi di luce, dopo il buio
Nel corso dell’intervista, l’attore ha voluto sottolineare quanto spesso si sottovalutino le dipendenze: “Puoi anche vedere persone che si drogano o si ubriacano solo perché è divertente, sono disponibili e sembra una buona idea, ma non c’è nessuno, accanto a te, che ti parla delle conseguenze o che è onesto su questo aspetto“. Un racconto limpido, che ha visto un cambio di rotta nel 2010, grazie all’aiuto di amici e genitori.
“Sono stati in grado di darmi abbastanza e aiutarmi nei momenti chiave“, sottolinea Radcliffe. La vita a Londra e le successive esperienze lavorative hanno fatto il resto, ricucendo uno strappo che, tuttavia, lascia ancora numerose perplessità.
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“Non so come sarebbe stato crescere a Los Angeles…“. Su tutti gli interrogativi, ne spiccherebbe uno: “Sarebbe successo comunque o è dovuto a Harry Potter? Non lo saprò mai“.
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