90enne rifiuta ventilatore polmonare: “Usatelo per i più giovani”
Strizzate di cuore. Quelle che partono da dentro e cristallizzano il respiro. E’ solo un attimo, è vero, perché nel giro di una manciata di secondi si ritorna alla normalità. Eppure quel lasso di tempo, apparentemente infinitesimale, basta per lasciare traccia di sé. E’ un sussurro che ha la potenza di un urlo. Inspiegabile come riesca a penetrare, scovando l’uscio segreto che conduce fin’oltre ai battiti..
Così può succedere che, nell’accavallarsi di notizie, che raccontano di sofferenza, disagio, sacrificio… l’inaspettato possa arrivare come un getto d’acqua fresca, nell’arsura di un deserto che sembra estendersi senza confini.
Nel dettaglio, i posti letto nelle terapie intensive sono sempre meno – ci racconta la sanità mondiale – e pure gli strumenti necessari per curare i pazienti affetti da Covid-19 cominciano a scarseggiare. Ecco, allora, attivarsi la corsa alla beneficenza. Nasce spontanea, secondo le individuali possibilità. C’è chi devolve cifre consistenti; chi mette all’asta cimeli preziosi, affinché il ricavato vada a chi più ne ha bisogno. Chi invia messaggi di solidarietà; chi si attiva in prima persona, mettendosi a disposizione, per quel che serve.
Storie, tutte con nome e cognome, come quella di Suzanne Hoylaerts. L’anziana signora, residente in Belgio, ha deciso di rifiutare un ventilatore polmonare, perché potessero fruirne i pazienti più giovani.
“Usate il ventilatore polmonare per i più giovani. Ho già avuto una bella vita”
Si declina così il gesto d’amore di una donna, che contava dietro di sé 90 inverni e altrettante primavere. Originaria di Binkom – cittadina nel comune di Lubbeek – Suzanne Hoylaerts è deceduta lo scorso 22 marzo, a causa del Coronavirus. Tuttavia, va sottolineato come, nonostante l’età, l’attempata signora abbia rifiutato di andarsene in silenzio. Ha preteso di esistere fino all’ultimo e di lasciare, alla partenza, un sorriso.
“Non voglio usare un ventilatore polmonare. Usatelo per i pazienti più giovani. Ho già avuto una bella vita“. Queste le parole, a due giorni dall’addio.
La Hoylaerts, appagata da un’esistenza longeva e, a quanto pare, lieta, ha dato disposizione ai medici. Risoluta. Altruista.
La reazione della figlia di Suzanne
Un’eredità importante, di cui andar fieri. “Non ho potuto dirle addio e non ho avuto nemmeno la possibilità di partecipare al suo funerale”, ha dichiarato la figlia Judith al quotidiano olandese Het Laatste Nieuws, aggiungendo di essere rimasta sconvolta alla notizia della malattia della madre che, scrupolosamente, si era attenuta a tutte le disposizioni dettate dalla circostanza.
Il Coronavirus in Belgio
Il Covid-19, del resto, colpisce trasversale, interessando l’intero globo. In Belgio continuano ad aumentare i casi. Il sito dell’ambasciata d’Italia a Bruxelles, il primo di aprile, registrava 13.964 contagiati, con un incremento significativo dei decessi negli ultimi giorni.
Numeri, che però hanno braccia, mani, spalle, occhi… e anima. Quella che, al di là dell’aspetto, parla di noi. Di ciò che siamo, che siamo stati. Talvolta, di come scegliamo di andar via.
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