L’uomo che inventò Charlot. Il 16 aprile 1889 nasceva Charlie Chaplin
Due date: Londra, 16 aprile 1889 / Corsier- sur- Veveir, Svizzera, 25 dicembre 1977. Basterebbero queste, a ben guardare, a far intuire la complessità di un’ esistenza incentrata sull’ostinazione di vivere, sotto l’egida di regole totalmente personali. Ha guadagnato il successo, è stato chiacchierato, osteggiato, malvisto. Ha amato, in maniera disinvolta. A tratti dispotica. E’ stato amato ma, soprattutto, molto ha saputo lasciare, in termini di eredità artistica. Charlie Chaplin
“Niente è permanente in questo mondo, nemmeno il dispiacere“
Charles Spencer Chaplin nasce nelle periferie di Londra (leggenda vuole che sia venuto al mondo all’interno di un carro di zingari, accampato nei pressi di Birmingham) e già l’esistenza gli si definisce intorno, in quel lontano 1889. Il padre, un guitto del Music- All, spesso ubriaco; la madre cantante dagli esiti deludenti, lo conducono, ben presto, verso la via dell’orfanotrofio. Due anni, da condividere con Sidney, il fratello maggiore, più grande di quattro.
E chissà se i giorni, difficili, trascorsi lontano dai genitori; se le condizioni di inedia, dovute alle contingenze del momento; se i reiterati ricoveri di sua madre, vittima di una sostenuta depressione… chissà – ci si interroga – se siano stati questi, oppure l’innata intelligenza o, ancora, il maturare di un’ambizione smodata – gli incentivi che hanno condotto l’acuirsi, nel ‘nostro’, di una sensibilità straordinaria verso il lato oscuro di cose e persone.
Un talento, quello del comico, a cui si impone di sviluppare presto. A soli sette anni, Charlie cavalca il palcoscenico come cantante. A quattordici recita, interpretando ruoli che lo spingono per lungo tempo in tournée. Ma è a diciannove che il senso del mondo cambia. Quando viene assunto nella compagnia di Fred Karno – celebre all’epoca – si offre l’occasione per spalancare le porte di Hollywood.
“Mi piace camminare sotto la pioggia, perché nessuno può vedere le mie lacrime”
E così è. Il produttore Mack Sennet lo vuole a tutti i costi, inducendolo, nel 1913, a firmare un contratto cinematografico con la Keystone. Non trascorre neppure un anno ed eccola, la prima apparizione sul grande schermo. In ‘Per guadagnarsi la vita‘, il re della comicità interpreta la parte di Chas, un nullafacente, irresistibilmente attratto dal gentil sesso. Tuttavia, nei panni del piccolo ‘vagabondo’ si mimetizza un destino più ambizioso… Nel 1915, bombetta, baffetti neri, giacca stretta e corta, pantaloni larghi e sformati e quel tipico bastoncino di bambù determinano la ‘macchietta’ più indimenticabile di tutti i tempi: Charlot.
Una divisa, che accompagnerà Charlie Chaplin lungo l’intera carriera. Nel giro di soli tre anni, i ritmi dell’attività lavorativa sono talmente forsennati da far sì che, nel 1918, l’attore possa considerarsi ‘arrivato’. E’ ricco, famoso, desiderato e strapagato. Nel 1922, dopo aver strappato alla Fist National un contratto da un milione di dollari, realizza una serie di medio-metraggi – nove, per l’esattezza – che rimarranno patrimonio per le generazioni a venire. ‘Vita da cani‘, ‘Il monello‘, ‘Il pellegrino‘… solo per citarne alcune.
Ma è affamato, Charlie – lo abbiamo detto – e pretende di più. Di qui, nel 1919, l’esordio come regista. A ‘La donna di Parigi‘ faranno seguito ‘La febbre dell’oro‘, ‘Il circo‘, ‘Le luci della città‘, ‘Tempi moderni‘, ‘Monsieur Verdoux‘, ‘Luci della ribalta‘ e quell’indiscusso capolavoro che rappresenta ‘Il dittatore‘, satira dissacrante del regime Nazista.
Ma è affamato, Charlie – lo abbiamo detto – e pretende di più. Di qui, nel 1919, l’esordio come regista. A ‘La donna di Parigi‘ faranno seguito ‘La febbre dell’oro‘, ‘Il circo‘, ‘Le luci della città‘, ‘Tempi moderni‘, ‘Monsieur Verdoux‘, ‘Luci della ribalta‘ e quell’indiscusso capolavoro che rappresenta ‘Il dittatore‘, satira dissacrante del regime Nazista.
Una voracità, del resto, che si traduce anche nella vita privata . Quattro matrimoni, secondo la cronaca, ed una prole numerosa. Undici figli, di cui l’ultimo avuto alla veneranda età di 73 anni. Un favoleggiarsi di relazioni nel carnet – si narra di circa 2000 donne -, dal timbro burrascoso e leggendario.
“La giornata più sprecata della nostra vita è quella in cui non abbiamo riso”
Potremmo dire di Charlie Chaplin che fu avversato – per le idee innovative e anticonformiste, sia dalla stampa che dalla politica. Fin troppo caro avrà a pagare il prezzo del suo atteggiamento progressista ed irriconoscente – secondo lo stesso Governo – ‘pavoneggiato’ in pieno periodo Maccartista. Esiliato, ‘il più grande mimo mai esistito’ dovrà trascorrere ben venti anni lontano dagli Stati uniti, dove potrà fare rientro solo quando, nel 1972, riceverà il Premio alla Carriera. La più grande ovazione nella storia dell’Accademy Awards: “…Per aver fatto delle immagini in movimento una forma d’arte“.
Potremmo aggiungere che la personalità, tra le più influenti e creative del cinema muto – forte dell’esacerbata emotività sentimentale e dal malinconico disincanto – lo rese scomodo, facile preda dei giudizi.
In memoria di Charlie Chaplin, invece, preferiamo concludere così, riportando il commento, scritto in commemorazione, da Giovanni Grazzini, sul Corriere della Sera, in un articolo del 1977. “Aveva nel sorriso il pianto del mondo e nelle lacrime delle cose faceva brillare la gioia della vita. Toccato dalla grazia del genio, era il guanto rovesciato della nostra civiltà, il miele e lo schiaffo, lo scherno ed il singhiozzo; era il nostro rimprovero e la nostra speranza di essere uomini“.
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