Sacerdote fermato non viene multato: “Devo fare un esorcismo”
L’ennesima autocertificazione. L’ennesima motivazione, ad attestare le ragioni di un mancato ‘ricovero’ tra le mura domestiche.
Questa volta, però, non si tratta di due passi con il cane, né della spesa; né, tanto mano, di una corsetta attorno all’isolato. Stavolta la ragione è di lavoro. E che lavoro!
Così, quando gli agenti lo hanno fermato per i controlli di routine – relativi alle misure da Coronavirus – il sacerdote ha esposto le proprie ragioni, senza fare una piega. “Devo andare a fare un esorcismo“, ecco quanto dichiarato sul documento, obbligatorio per legge. Un foglio, dal valore giuridico – lo sappiamo – consegnato nelle mani della polizia dell’Unione Bassa Sestia, intenta a verificare le ragioni degli spostamenti del prelato.
Alle forze dell’ordine di Arborio (Vercelli) è stato spiegato – secondo quanto si legge su La Stampa – che l’uomo di Chiesa stava andando a scacciare le forze demoniache. Una giustificazione, dal punto di vista del comandante locale, Pierangelo Daglia: “Inoppugnabile. Corredata dalle credenziali firmate dall’arcivescovo“. Di fatto, l’interessato “…è stato lasciato passare, senza la verbalizzazione della contravvenzione“.
A poche ore di distanza, tuttavia, lo stesso quotidiano torinese riporta la notizia dell’intervento dell’Arcidiocesi. Quest’ultima ha categoricamente smentito qualsiasi appartenenza dell’ecclesiastico al proprio presbiterio, ragguagliando sul fatto che non vi fosse alcun religioso, operante su territorio, dedito alla mansione in questione.
“…di conseguenza, anche il documento eventualmente presentato dal sacerdote oggetto dei fatti menzionati non reca la firma dell’arcivescovo di Vercelli, mons. Mario Arnolfo, totalmente estraneo rispetto ai suddetti fatti“.
“Roba da matti!“, verrebbe da commentare. Anzi, meglio… “Cose dell’altro mondo!“
LEGGI ANCHE: Coronavirus: le più improbabili scuse degli italiani per uscire di casa
1 commento