Addio alle vecchie abitudini? Sganciarsi non è poi così difficile
Ci si alza e, con l’espressione ancora sonnolente e le labbra impastate dal sonno, ci si appresta ad accendere la macchinetta del caffé, si prende visione degli sms ricevuti di prima mattina, si visionano le notizie riportate dai quotidiani… magari, nel frattempo, si scarta una brioche e così via. Lungo tutto l’arco della giornata tendiamo a ripeterci.
Agiamo, pressoché in maniera inconsapevole, guidati da una sorta di forza ignota che ci governa e ci dirige, senza la necessità di pensare.
Modalità ‘cervello spento‘, insomma.
Si tratta di tutta quella serie di comportamenti che, talmente consueti, sono entrati, a gran voce, a far parte del quotidiano. Quelle specifiche che, per intenderci, consideriamo di routine.
Gesti dall’indirizzo granitico che, però, nei fatti, sono assai più semplici da sgretolare, di quanto possa apparire. Se siete stufi del tran tran, che ormai considerate obsoleto e noioso, proseguite nella lettura. Scoprirete come svincolarvi, senza troppi rimpianti.
Step by step… by by alla ripetitività
Occorrono 60 giorni per rompere un’abitudine. Tempi esagerati? La ricercatrice Susan Weinschenk garantisce che due settimane possono rivelarsi più che sufficienti.
Il più delle volte, si agisce guidati dall’inconscio. Il pilota automatico, del resto, allarga gli orizzonti della mente. E, benché, non tutti i comportamenti siano valutabili come ‘sani’, rappresentano, tuttavia un cuscinetto sul quale appoggiarsi. Una ‘comfort zone’ in cui fare riparo, quando le rimanenti certezze ci lasciano orfani.
Ebbene, gli esperti di MBG concordano sul fatto che il lascia passare per un sano cambio di ‘costumi’ sia dato dalla ripetizione consapevole. Secondo Charles Duhigg, autore di ‘Il potere delle abitudini‘, stimolo, comportamento e ricompensa sono i tre fattori ‘chiave’, rispetto alla faccenda in questione. Comprendere e interrompere il suddetto ciclo si dipinge, perciò, risolutivo.
E se, secondo la psicologa clinica Nicole Lippman-Barile, la ripetizione rafforza i percorsi neurali, creando una scorciatoia mentale, con conseguente riduzione del senso di stress; la neurologa Ilene Ruhoy tiene a ricordare che il cervello è un organo circadiano. Grazie ad un ritmo costante, attraverso sonno, pasti ed esercizio fisico, mostra cioè una migliore concentrazione, cognizione ed energia.
La routine, inoltre, salvaguarda il sistema immunitario. Dunque, atteggiamenti sani rappresentano il primo incentivo nel raggiungere obiettivi ambiziosi.
Sapete perché le abitudini sono difficili da modificare? La risposta sta nel fatto che si è indotti ad una serie di riflessi biologici associati e a specifiche ricompense anticipate. Hackerare i mal costumi – tuttavia- non è poi così complicato. Basta rivoluzionare il meccanismo.
Uno studio ha rivelato che le persone che fissano giorni, orari e luoghi specifici per allenarsi (intenzione di attuazione) hanno il 55% in più di probabilità di riuscire, rispetto a quanti, al proposito, manifestano idee vaghe.
Quando l’azione è corroborata da un appoggio esterno, persiste anche dopo lo svanire della motivazione iniziale. Parola di esperti. Così vale, ad esempio, posizionare la sveglia lontano dal letto, in modo da essere costretti ad alzarsi. Per comprendere, una delle ragioni per cui trascorriamo tanto tempo sui telefoni è dato dal costante illuminarsi del monitor, dal rumore delle notifiche in arrivo… tutto ciò finisce per dare adito ad un riflesso condizionato.
Predisporre, allora, appunti sul frigorifero o sulla scrivania, come una sorta di promemoria, può semplificare nello stimolare nuovi riflessi, al fine di migliorare gli atteggiamenti.
Il cervello, è vero, è restio a rompere i vecchi schemi. Ma è bravo a crearne di nuovi. Basta aggirarlo quel tanto che basta. Se si fa uno spuntino con cibo spazzatura, il modo migliore per fermarsi è quello di sostituirlo con uno spezza fame dal timbro più sano. Questione di coerenza.
Charles Duhigg dice che il momento migliore per formare un nuovo modello è quando si è lontani dai soliti meccanismi, di stimoli e ricompense. Ad esempio in vacanza, oppure proprio nella circostanza, unica, come quella della quarantena. L’associazione di abitudini è una variante dell’intenzione di implementazione. Sia chiaro: il “non ho tempo” è solo una scusa.
Munirsi di un piano B può risultare, infine, una mossa fondamentale. Ad esempio, se non riuscite a trovare l’energia per cucinare una cena sana, ordinate un pasto da asporto. In questo modo non subirete stravolgimenti. E se si incontra qualche intoppo, niente depressione. Concentratevi invece su quel che vi spinge ad andare avanti per la strada intrapresa. Il sapore dolce della ricompensa sarà un deterrente al perseverare dell’esercizio.
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