Coronavirus, ed è boom da ‘sex dolls’

Coronavirus, ed è boom da ‘sex dolls’

Tutti in casa. Serrati contro la paura di ammalarsi, il terrore di perdere salute e privilegi. Così, il mondo si ferma. Ditte internazionali e piccole fabbriche… ne risente il comparto abbigliamento come quello tecnologico; la scuola, le amicizie. Persino gli affetti più cari sono costretti ad arretrare, cause di forza maggiore. Eppure, esiste un ambito che sembra non conoscere i segni della crisi. Non esiste quarantena per chi produce Sex Dolls.

Le bambole del piacere rimangono tra le più richieste e, anzi, pare che gli eventi pandemici abbiano lasciato cadere, al riguardo, anche gli ultimi taboo.

‘Carta canta‘. Dunque, documenti alla mano, nei soli mesi di marzo e aprile, le richieste di acquisto si sono moltiplicate. ‘Forbes‘ calcola un aumento del 51,6% per quanto riguarda i sigle – presumibilmente uomini – e del 33,2% per le coppie.

Un incremento, sottoscritto dai responsabili dell’azienda americana Sex Doll Genie. Janet Stevenson, co-fondatrice, ha illustrato, dati alla mano, come, in tempo di lookdown, la domanda sia cresciuta, esponenzialmente. “Abbiamo un sacco di prodotti in magazzino, ma non riusciamo a lavorare abbastanza in fretta da stare al passo con le istanze. Stiamo assumendo il più rapidamente possibile e abbiamo creato una serie di nuovi ruoli, per completare il management ed il supporto, sia negli Usa che in Europa“, racconta al Daily Star.

Colpa – o merito – la noia, la solitudine, la curiosità e la voglia di dare spazio a nuove sperimentazioni… di fatto, la contingenza sanitaria ha sdoganato il settore, spalancando definitivamente le porte alla nuova industria. “Abbiamo notato… una rivoluzione durante la pandemia di Covid-19, con single uomini e donne, ed anche coppie, che hanno incrementato gli ordini. Le coppie, isolate, sono sembrate più disposte a sperimentare… Abbiamo anche osservato molti più uomini e donne single che hanno effettuato ordini, per la prima volta. Pensiamo che questo sia dovuto al fatto che, per il momento, masturbarsi sia considerato più sicuro che ricorrere ad incontri casuali con app, tipo Tinder.”

Tutto cambia, nulla cambia. E c’è anche chi, rifacendosi ai protocolli – PASS (Performer Availability Scheduling Services) – messi in atto dal porno per combattere l’HIV, ipotizza un database ‘sicuro’, “…in cui i nomi di chi è in regola per lavorare sono contrassegnati da una spunta verde. Questa mi dice solo che hanno fatto il test HIV negli ultimi 14 giorni e che sono risultati negativi a tutte le malattie, sessualmente trasmissibili“.

Ovviamente, trattandosi di virus assai diversi, la strada è ancora tutta da tracciare, ma è pur sempre un inizio. Un ALT all’universo cyberg, in progressiva ascesa, per non brutalizzare anche quel po’ di umanità che sembra scivolarci via ogni giorno di più. Coronavirus o no.

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