Greta Oto… la farfalla dalle ali di cristallo
Un celebre film di Dario Argento, datato 1970, si intitola: ‘L’uccello dalle piume di cristallo‘. Il primo capitolo della così detta trilogia degli animali, attribuita al regista. Un thriller, di più, una scommessa, per quello che era, allora, solo uno sceneggiatore. Una sfida intensa e combattuta, caratterizzata dai diverbi con gli attori, dal boicottaggio dei produttori, e dal continuo fare i conti con costi e manutenzioni.
Un successo, alla fine. L’incasso, 1 miliardo e 400 milioni delle vecchie lire, lo evidenziò al 13° posto nella classifica cinematografica della stagione 1969/70.
Perché vi stiamo raccontando tutto questo? Perché l‘Hornitus Nevalis, fantomatica ‘gru delle nevi’ menzionata dal cineasta, in realtà non esiste. Si tratta, della Balearica Pavonina, più comunemente conosciuta come gru coronata nera.
Eppure, per una chimera che svanisce, un animale dalle ‘ali di vetro’ c’è. Eccome! Si tratta della Greta Oto, una farfalla dalle caratteristiche sorprendenti.
Glasswinged, la definiscono gli inglesi, ed è diffusa per lo più nelle foreste pluviali dell’America centrale. Un lepidottero, dall’aspetto senza dubbio eccezionale. Le sue ali, infatti, prive di pigmento, sono trasparenti, esattamente come il cristallo. Un deterrente, funzionale ad ingannare gli eventuali predatori. I bordi, opachi, sono spesso marroni ma presentano, talvolta, striature rosse o arancioni.
Persino la conformazione fisica si discosta dalle altre specie. Il corpo si distingue per una lunghezza, pari a 1,8 / 2,0 cm, mentre l’apertura alare oscilla tra i 5,6 e i 6,1 cm, enormemente superiori alla norma. Un’ala – fate bene attenzione – che, per il potere riflettente, ha fatto sì che all’animale venisse conferito il soprannome di “Espejito”. Vale a dire ‘piccolo specchio‘.
Un esemplare faunistico potente, se si pensa alle sfiancanti migrazioni a cui è abituato e al fatto che riesce a trasportare oggetti, che superano di ben 40 volte il proprio peso.
Si ciba principalmente delle piante che la ospitano, nelle fasi in cui è ancora crisalide. Prima fra tutte, la Belladonna, notoriamente velenosa. E chissà se proprio quella tossicità non sia un ulteriore motivo per tenere lontani i nemici. In fase adulta, l’appetito si sposta sul nettare prodotto dai fiori di Lantana, a quanto pare i preferiti.
Così, mimetizzata e protetta, si riproduce, da vera guerriera (i maschi si radunano e competono, per farsi notare dalle femmine). Il frutto di uno studio attento e meticoloso che, in misure infinitesimali, riesce a mostrare in tutta la sua enormità la maestria del creato. Uno spettacolo mozzafiato, splendido e lesivo… perché si, Lei è bella. Bella da morire…
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