Tutte le volte che Vogue avrebbe potuto difendere i diritti delle minoranze…
La vicenda Geoge Floyd è in grado di smuovere… mari e monti. Perfino l’immarcescibile universo della moda, da sempre radicalizzato nelle proprie convinzioni. A testimoniarlo, gli importanti segnali che arrivano dall’editoria di settore, in risposta alle proteste del movimento Black Lives Matter.
L’uomo, fermato e ucciso dalla Polizia, a Minneapolis, lo scorso 25 maggio, ha monopolizzato l’attenzione anche di chi, fino ad ora, ha sempre tenuto a ‘mantenere le distanze’.
E’ così, ad esempio, per Anna Wintour, celebre direttrice di Vouge America. Colei che risponde all’indirizzo di ‘donna più potente del sistema mediatico, che ruota intorno al fashion‘, ha inviato una lettera ai suoi dipendenti, in cui si scusa e si assume la piena responsabilità, per non aver fatto abbastanza, in passato, per promuovere e rappresentare la comunità nera, tra le pagine del suo giornale.
E non è finita. Un altro grande editore, Hearst, nomina Samira Nasr al ruolo di prima direttrice nera, in oltre 153 anni di storia di Harper’s Bazaar.
Consensi trasversali, è vero, ma che creano un precedente. Non era mai accaduto prima che manifestazioni sui diritti razziali – sia pur pacifiche – riuscissero a smuovere le coscienze, non solo dei comuni cittadini, ma anche tra l’establishment della comunità bianca.
Una lettera interna, quella di lady Wintour, forse, non così privata (a rivelarne il contenuto, il sito di gossip Page Six, satellite del New York Post).
Di fatto, un mea culpa: “Mi rivolgo specialmente ai membri neri del nostro team. Posso solo immaginare cosa stiate passando, in questi giorni. Ma so anche che il dolore e la violenza e l’ingiustizia che stiamo vedendo e di cui stiamo parlando, sono presenti da molto tempo. Riconoscerlo e fare qualcosa, a riguardo, è tardivo“, si legge nella mail, che la donna ha rivolto ai redattori. “Voglio dire in maniera chiara che so che Vogue non ha fatto abbastanza per promuovere e dare spazio a giornalisti, scrittori, fotografi, designer e creativi neri. Noi stessi abbiamo fatto errori, pubblicando immagini o storie che possono essere risultate dolorose o intolleranti. Mi prendo la piena responsabilità di questi errori“.
E, in effetti, ci sono voluti 32 anni di ‘regno’ per rendersi conto che, forse si poteva fare qualcosa di più. Non è un caso se il primo fotografo di colore, a scattare una copertina, dopo 126 anni di storia del magazine, sia stato Tyler Mitchell, nel 2018, per un numero, il September Issue, nel quale in prima pagina campeggiava Beyoncé.
Così, accanto alle ammende, i necessari propositi per il futuro: “Non dev’essere facile essere un impiegato nero, qui a Vogue, e siete troppo pochi. So che non è sufficiente dire che faremo meglio, ma lo faremo. E spero sappiate che stimo le vostre opinioni e risposte, mentre proseguiamo il cammino. Sono pronta ad ascoltare e mi farebbe piacere ricevere i vostri feedback e i vostri consigli, se avrete voglia di condividerli“.
“Sono orgogliosa dei contenuti che abbiamo pubblicato in questi giorni – specifica, ancora, Wintour – ma so anche che c’è ancora molto lavoro da fare. Vi prego di non esitare a mettervi in contatto direttamente con me: sto organizzando modalità, con le quali potremo discutere insieme di questi temi ma, nel frattempo, saranno benvenuti i vostri pensieri e le vostre reazioni“.
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