Shark tale… racconti suggestivi che vengono dal mare
Discovery Channel dedica uno spazio tutto suo ad uno degli esemplari più misteriosi e affascinanti, che ospita l’universo marino e intanto, a galla, emergono curiosità, più o meno note, più o meno ilari, sullo squalo…
‘Il terrore dei mari’. Una figura che, per quanto conosciuta, continua a rimanere – nell’immaginario comune – mitologica. Chissà, forse per la necessità, insita nell’uomo, di individuare un nemico con il quale potersi raffrontare; forse per l’aspetto, feroce, e quegli occhi, che sembrano privi di espressione.
Di fatto, lo squalo continua non solo a destare stupore ma lascia, tutt’oggi, una certa inquietudine. Il predatore per eccellenza gioca – insomma – le sue carte, tra timore ed interesse. Non è un caso che fior di registi, uno fra tutti Steven Spielberg – a loro modo, essi stessi ‘vittime’ – abbiano scelto di dedicare al ‘nostro’ lungometraggi destinati, nel tempo, a divenire cult.
In realtà, proprio la sovraesposizione, accanto all’accento horror con cui lo è inteso spesso raccontare, hanno contribuito ad infondere, della specie, una percezione errata. Pochi sanno, ad esempio che, in genere, i pescecani non attaccano l’uomo, preda considerata scarsamente allettante. Troppo poco grasso e carne addosso, per saziare il famelico appetito dei famigerati cacciatori. Ecco, dunque che le rappresaglie avvengono solo quando, proprio, non se ne può fare a meno.
Un animale… sorprendente
Tra gli innumerevoli approfondimenti dedicati a questi esseri ‘aspri’ – dall’accezione stessa del loro nome – quelli predisposti da Discovery Channel, nell’intenzione di celebrarne simbologia ed essenza. Una serie di documentari, che sveleranno tutto quel che, ancora, ci è sfuggito o quanto non era dato immaginare, persino tra i più fantasiosi. Un’anticipazione? Ebbene, nell’approfondimento sulle tecniche di riproduzione, forse non tutti sanno che lo squalo maschio possiede due peni.
Proprio così. I due organi genitali si dipanano sotto le pinne pelviche, posizionati uno accanto all’altro. L’animale ne utilizza uno per volta, per depositare il proprio sperma all’interno degli organi ricettivi della femmina. Solo una chicca, certo, che tuttavia apre le porte a scenari ben più vasti.
E chissà, forse tra una bizzarria e l’altra – avremo modo di approfondire la conoscenza con l’abitante degli oceani che ancora ci desta tanta paura e, magari, scopriremo che, alla fane, non è poi così male.
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