Mascherina? Sì grazie… con Microchip
Ne abbiamo sentite e dette ‘di ogni’. Mascherina sì, mascherina no. Solo al chiuso. No, anche all’aperto. Seduti al bar o al ristorante non serve… e così via.
Ne abbiamo sondato le capacità: tipo a, b, c… rispettivamente: le FFP2-FFP3 che, se dotate di valvola, sono in grado di proteggere noi dagli altri; le chirungiche, che difendono gli estranei da noi; oppure quelle, sprovviste di valvola, atte alla reciprocità. Più spesse, più sottili… ce le siamo inventate persino trendy, in accoppiata, magari, con il costume.
Insomma, dire che le abbiamo sviscerate, a questo punto, somiglia più ad un eufemismo. Eppure… Eppure eccola, l’ultima nata.
Si chiama “Smart YouSafe Mask” ed è – come da ipotesi – iper-innovativa. E’ infatti in grado di avvisare, in caso di mancato distanziamento sociale.
“Certificata II/R (UNI-EN-14683), Smart YouSafe Mask unisce, all’elevato livello di protezione, comfort e tollerabilità cutanea, la capacità di rilevare la temperatura corporea, la qualità dell’aria e, prossimamente, la distanza fisica tra persone, generando un alert, in caso di superamento dei valori soglia di chi la indossa”. Così, per bocca della Croce Rossa Italiana che, in collaborazione con la AccYouRate Group, ha dato il via al prototipo.
Un ensemble, che funziona, grazie al coadiuvo di un microchip. Sensibile, quest’ultimo, alle onde elettromagnetiche, emesse dal reticolo di mascherine indossate dalle persone.
In sintesi, la logica della tecnologia indossabile, dapprima applicata alla t-shirt YouRate, viene ora adattata a quello che ha assunto il ruolo di indumento quotidiano.
Nel caso di un avvicinamento ‘non consentito’ tra individui che la indossano, è pronta – cioè – a rilevare l’eventuale pericolo. E’ inoltre in grado – grazie ad un termometro da contatto, posizionato in prossimità dello zigomo – di misurare la temperatura corporea, come si accennava. Allo stesso tempo, riesce a monitorare la qualità dell’aria, rilevando le immissioni di monossido di carbonio e biossido di azoto.
“La mascherina – spiegano i detentori del brevetto – trasmette i dati registrati ad una centralina e quindi si dimostra particolarmente efficace nei luoghi affollati, nelle fabbriche, nei cantieri e negli uffici, dove può essere utile mantenere un distanziamento, nelle aree comuni“.
Un apripista, per la croce Rossa, intenzionata ad agire ‘su ampia scala‘, rispondendo a criteri di eco-sostenibilità. “Lo scopo è quello di ampliare il bacino di utenza, offrendo nuovi strumenti e soluzioni, per migliorare la qualità di vita dei più vulnerabili, non solo in Italia“.
“Sfide di questo tipo – aggiunge la nota – possono riconsegnare molto alle aziende, disposte a mettersi in gioco… laddove si annida un problema, si nasconde, altresì, una opportunità.“
L’utilità, in ambito lavorativo è, d’altra parte, ovvia. Qualora dovesse tornare la pressione pandemica, strumenti di questo tipo saranno effettivamente in grado di ‘fare la differenza’.
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