‘Vengo anche io. No tu no’. E le urne restano vuote
Siamo arrivati al dunque. Il 20 settembre 2020, data del Referendum sul taglio dei parlamentari – e non solo – è finalmente arrivato, trascinandosi dietro polveroni di polemiche e lasciando, invece, a casa, un notevole numero di scrutinatori. Timore del Covid: questa la motivazione. Così, nei seggi monta la paura dei contagi e le urne rimangono ‘orfane’ di chi possa dirigerne il traffico.
A lanciare l’allarme sulle disdette, giunte a Comuni e Prefetture, sono i territori del Nord come le zone del Sud, trasversalmente. Lungo lo Stivale è stato un fioccare di ‘giustificazioni’ e certificati medici.
In Puglia, dove si stanno svolgendo sia le regionali che le comunali, oltre 200 volontari della Protezione Civile si sono trovati impegnati nella sostituzione dei disertori, tra i presidenti e i componenti dei seggi elettorali nominati dalla Corte di Appello. A Bari, la percentuale di rinuncia sfiora il 67%, solo considerando i presidenti di seggio (228 persone). ‘Indisponibiltà’: questa la giustifica ufficiale, ma è chiaro che dietro si cela – e neppure con troppo successo – la paura del contagio. Rimpiazzi, quindi, effettuati con solerzia.
Anche il Comune di Milano si è apprestato alla rincorsa ai sostituti, considerando che sono state circa un centinaio le debacle last minute. L’Amministrazione, pertanto, si è attivata, lanciando un appello, via social, ai cittadini, perché si mettessero a disposizione.
Tra le città dove si registra il maggior numero di defezioni svetta Imperia. Qui si contano, per detta dell’Ufficio Elettorale, 114 su 180 scrutatori in cerca di rimpiazzo, tanto che il governatore Toti si è trovato costretto a ribadire: “Il voto per le elezioni regionali in Liguria e il referendum sarà assolutamente in sicurezza, perché i seggi, già di per sé, sono luoghi di distanza sociale. La segretezza del voto, l’ingresso ad uno ad uno nelle cabine elettorali, le sanificazioni sono assolutamente garanzia di sicurezza“.
Nella città di Napoli, la corrente vira contraria. Sugli 885 nominati dalla Corte d’Appello, solo in 80 hanno abbandonato, poco meno del 10%.
Le prime elezioni made in Coronavirus, oltretutto, rischiano di trasformarsi nelle prime in cui l’assenza della fascia di persone cosiddette ‘fragili’ faccia sentire la propria latitanza. Un ulteriore vulnus per la democrazia, contro il quale non sembra esser bastato il decreto che il Governo ha approvato ad agosto, definendo le regole per la tornata elettorale. Tra queste, l’istituzione di seggi nei reparti Covid degli ospedali e la possibilità del voto a domicilio. Se, infatti, le domande pervenute per esercitare il legittimo diritto di voto sono meno di un migliaio, i malati in isolamento domiciliare sono, ad oggi, 39.862, senza contare quanti vertono in quarantena, poiché a stretto contatto con i positivi.
Fobie, per certi versi immotivate. Da tempo, nelle sedi predisposte – dalle scuole alle palestre, fino ai teatri – sono state attuate le misure, con le relative precauzioni sulla sicurezza sanitaria. Il protocollo prevede accessi contingentati agli edifici dei seggi; percorsi distinti di entrata e di uscita; distanziamento tra i componenti del seggio e tra questi e gli elettori; definizione del numero e della disposizione delle cabine elettorali, tenendo conto dello spazio disponibile e delle necessità di movimento. Obbligo – e come potrebbe essere altrimenti? – dell’uso di mascherina.
La misura del distanziamento tra i componenti del seggio e tra questi e gli elettori, inoltre, sarà particolarmente rigida, nel momento in cui bisognerà procedere al riconoscimento del singolo soggetto.
Tutto fatto, dunque. Tutto preventivato o tamponato, per quanto possibile. Le porte, nei confronti di chi tiene ad esprimere la propria opinione, resteranno aperte fino alle 23.00 di questa sera e poi, ancora, domani, dalle 7.00 alle 15.00. Certo, in questo caso non incorre obbligo ma, come sempre, le votazioni configurano uno specchio del Paese. Scelte, limiti, deficienze si identificano attraverso il consenso, più o meno manifesto, di chi è tenuto ad esprimerlo.
Vedremo. Chi ci sarà, chi no. Chi ancora ci deve pensare per un po’….
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