41 euro per tre spremute: Cracco ancora nei guai
E’ ancora guerra per lo Chef pluristellato… il destino, evidentemente, alle volte sceglie di accanirsi su determinati soggetti e da lì non accenna a schiodarsi.
Questa volta, ad alimentare la querelle, uno scontrino. 41 euro, per tre spremute e due bottiglie di acqua minerale. Prezzi eccessivi, per i più. Ma capiamo cosa è accaduto…
Per la pizza – mezza margherita, per chi non lo rammentasse – servita in quel della Galleria Vittorio Emanuele, a Milano – si erano sborsati, a malincuore, 16 euro. Un’iniziativa contro gli sprechi ambientali, lo ricordiamo, non proprio presa bene da tutti.
Il portafoglio dei clienti continua a languere, adesso, alle prese con un conto che di dolce, nonostante l’ordinazione, presenta ben poco.
“A parte che l’acqua panna, manco regalata. Ma 7€? Sto cercando di sforzarmi di capire il prezzo dell’aranciata, considerando arance organiche spremute a mano e trasportate, anche, a mano, a piedi, dalla Sicilia, spero“, si legge, tra i numerosi commenti che popolano Twitter.
“Se andassi a Milano da turista so di essere nella Galleria, che è Milano. Ma 41 euro per tre spremute e un litro e mezzo d’acqua è un furto. E sfido chiunque a guardare pedissequamente i listini prezzi di un bar“.
Un conto salatissimo, in effetti. Esagerato. Ma non tutti i pareri sono avversi. C’è chi se la prende con l’ignaro avventore, colpevole di non aver controllato il listino anzitempo: “Vanno da Cracco e postano sdegnati lo scontrino; tipo quelli che un caffè al tavolino a Piazza San Marco costa come la rata del mio mutuo. E grazie al ca**o“. Sconsiderata ingenuit°: questo il reato.
C’è chi ironizza: “Se fossi andato da Pino, a Lambrate, pagavi 10 euro, forse”. Chi si schiera a mezza via, salomonico: “Le arance le coltiva Cracco in persona? Chi va da lui, lo sa come va a finire… Comunque, il rincaro sull’acqua è assurdo. Se la compra a 1€ (e all’ingrosso costa meno) ci ricava 8€“. E chi, infine, si indigna per la mancata lungimiranza di chi sceglie di varcare determinate porte… “C’è ancora gente che va da Cracco e si meraviglia del conto. Lo sanno pure i sassi che mena. Ma loro no, si devono indignare su Twitter“.
Un gioco al massacro, da una parte e dall’altra, nell’irresistibile brama, in fin dei conti – e di più, del resto, non può farsi – di sentenziare. Mettersi in mostra, magari, rubare pochi secondi di applausi o, semplicemente, mettere a nudo il proprio pensiero, riguardo ad episodi che finiscono per interessare un po’ tutti.
Cracco, dal canto suo, ne esce, se non come vincitore, se non altro come fine stratega. Rimane lì, nell’epicentro del lusso, a sfoggiare le sue nuove creazioni – gradite o meno – e a far parlare di sé. Oggi come ieri, infiammando le nevrastenie e accendendo la curiosità di chi, alla fine, un occhio ce lo butta che ‘vedi mai cambi qualcosa…‘.
E poi, in fondo, quanto è figo distrarsi a suon di pettegolezzi…
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