Montecristo, quel mistero fatto terra di conquista

Montecristo, quel mistero fatto terra di conquista

Chi non ne ha mai sentito parlare? Famosa in tutto il mondo per il mito di un tesoro nascosto, è ancora la perla più selvaggia del Mar Mediterraneo. Leggendaria, per via anche del celebre romanzo, edito dalla penna di Alexandre Dumas. Un territorio ‘periglioso’, per le difficoltà di accesso e per le regole, rigide, che ne determinano la protezione. Eppure resta tra le mete più ambite, sognate, fantasticate… eccoci approdati sull’isola di Montecristo.

Inserita tra le riserve naturali che appartengono al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, è tra i luoghi meglio custoditi della Penisola. Durante il tour guidato, le escursioni si ammantano di un protocollo collaudato, in cui la godibilità del viaggiare nulla toglie al rispetto delle norme e viceversa.

Oglasa, così come veniva denominata nell’antichità, è un posto impervio. Le rocce si gettano a picco sul mare, scoscese; poco propense ad accogliere un turismo che, il più delle volte, domanda di essere viziato. Qui tutto è primitivo, essenziale. Nessun servizio, a parte il presidio dei carabinieri per la Biodiversità.

E la terra si destreggia tra insenature e promontori, sdegnosa – pensate, persino fare il bagno è proibito – contesto in cui la Natura primeggia incontrastata sull’uomo. Uno schiaffo consapevole alla civiltà. Un ritorno all’essenza. Il rifugio preferito dagli uccelli migratori (sono numerose le specie che decidono di sostare, anche per poco, per poi riprendere il cammino, verso Nord o verso Sud).

Del resto, la vita marina – attrattiva di non poco conto per i pennuti – è protetta, privilegiata, riparata dal caos che, altrove, avvolge ogni minuto dell’esistenza. Si avvistano balene, nei paraggi, delfini e ancora altri cetacei. Persino lo zifio, date le caratteristiche batimetriche, sembra aver scelto questi scogli come ristoro d’eccellenza.

Le immagini parlano, è vero, ma nessuno scatto può trasfigurare le suggestioni che affiorano grazie ad un approccio diretto. Il fascino di una meta ‘fuori dal tempo’, dal fare austero, tipico delle località adibite, per lunghi secoli, ad un contesto di raccolta e di preghiera.

Abbazia di San Mamiliano

Monte Christi era il toponimo, in epoca medievale, tanto che, tra i nomi successivi, c’è anche l’eredità lasciata dall’antico Monastero di San Mamiliano. Si può visitare, ancora, e con esso la Grotta del Santo con gli ex voto e, ancora, la Villa Reale, adibita ad area museale, unica traccia di appartenenza umana… a parte lei, la Capra aegagrus, vera Domina di un’area geografica in cui nulla è regalato. Vive in piccoli branchi, selvatica, riflesso di un ambiente che fa leva unicamente su se stesso.

Tutto il resto è silenzio. E richiamo d’avventura…

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