‘I predatori’ invadono Roma, dal Grande Schermo
Le sfumature noir, i tocchi surreali e il senso tragi-comico che, da sempre, caratterizza il miglior cinema di scuola italiana. Sbarca, così bardato, sul Grande Schermo, ‘I predatori‘, opera prima del ‘delfino’ di casa Castellitto. Pietro, figlio di Sergio e Margaret Mazzantini segna, proprio in giornata, il debutto alla regia e lo fa, il ragazzo che, per la miglior sceneggiatura nella sezione Orizzonti al Festival del Cinema di Venezia 77 si è già aggiudicato il relativo riconoscimento, sia in veste di autore che di attore. Un doppio ruolo, che lo vuole accompagnato, nell’impresa, da Massimo Popolizio, Anita Caprioli, Vinicio Marchioni e Antonio Gerardi.
LA TRAMA
Una mattina qualunque… lungo mare di Ostia. Ad una porta si sente bussare. Si tratta di un uomo, un venditore di orologi. Ed è ancora mattina presto quando, a pochi giorni di distanza, un giovane assistente di filosofia viene esonerato fuori dal gruppo scelto per la riesumazione del corpo di Nietzsche. Due storie, dietro, che raccontano di torti subiti e di una rivalità, quella tra i Pavone e i Vismara, che si consuma a poco a poco. Borghese e intellettuale la prima; proletaria e fascista la seconda. Nuclei opposti, che si aggirano tra le strade della medesima giungla cittadina. Inconsapevoli ‘predatori’, poiché questo è nell’istinto umano, le cui vite sono destinate a convergere per via di un banale incidente. Una miccia, perché si accenda la follia di un ragazzo, 25 anni appena, unico forte abbastanza per scoprire le carte per rivelare il segreto che ciascuno cela in sé.
“E’ un film dove sono tutti prede e predatori, con le eccezioni forse dei due componenti più giovani, le due vere vittime probabilmente, Federico (interpretato dallo stesso Castellitto) e il piccolo Cesare, capace però di compiere un grave atto, che probabilmente condizionerà la sua vita“, racconta il regista all’esordio. Nella storia, corale, “la speranza è nella ricerca della libertà più che in quella della felicità, che è un sentimento più da impiegati“, aggiunge.
UN TALENTO COLTIVATO…
Il film, lo abbiamo sottolineato, esce oggi, ma il lavoro è ormai ‘datato’. E’ stato scritto quando il ragazzo aveva 22 anni, sei anni fa. “Quando la carriera da attore non mi andava benissimo“, specifica. Eppure l’esordiente cineasta ha già dimostrato, a chi ha voluto vedere, di sapere il fatto suo, sin da quel lontano 2004, con ‘Non ti muovere‘, fino all’interpretazione, assai più recente, nei panni di Francesco Totti, nella serie sul Campione: “Speravo de morì prima“, in previsione su Sky e NowTv nel 2021. Prossimo appuntamento, inoltre, ‘Freaks out‘, lavoro di Gabriele Mainetti. “E’ un un momento un po’ disorientante – confessa – è arrivato tutto insieme, ma l’importante è cercare di mantenere viva quella rabbia che nutre la voglia di raccontare“.
Aggiungiamo, ancor di più possedere argomenti ed individuare la chiave necessaria per divulgarli.
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