Fine pena mai. A Roma, “stop a cremazioni e sepolture”
A partire dal 2 novembre 2020, vale a dire martedì prossimo, non sarà più possibile “recapitare” (fate bene attenzione) salme presso il cimitero Flaminio, per la cremazione. Le agenzie funebri dovranno condurle, dalla data su scritta, “presso la camera mortuaria del cimitero Verano, che provvederà a ricoverarle nell’apposito locale allestito“. La stessa agenzia funebre “che avrà effettuato il trasporto dovrà tornare – poi – per prelevare la salma… e trasportarla al Flaminio“.
Un via vai, insomma, atto a scongiurare, testuali parole: “la pressione sulla camera mortuaria” di quest’ultimo. Quand’anche l’area allestita al Verano risulterà colma, niente più richieste di cremazione, fino – si legge – “al raggiungimento di un adeguato spazio disponibile“.
Questione di politiche interne? Niente affatto. Tant’è che il titolo della nota suona, già di per sé, piuttosto inquietante. “Picco di mortalità“, riporta in alto. Comunicazione che, rivolta alle Agenzie Funebri della Capitale, vede in qualità di mittente Ama Cimiteri Capitolini, la branca della municipalizzata che si occupa delle tumulazioni e delle cremazioni e che affronta, come principali argomenti, l’accrescersi del tasso di mortalità nelle ultime settimane; la “mancanza di campi per inumazione nel cimitero Laurentino“, a cui fa seguito un’ulteriore richiesta di cremazioni e, non ultima, la presenza, “presso la camera mortuaria del cimitero Flaminio, di circa 950 salme e 250 resti“, in attesa di ‘giudizio’.
C’è un bel daffare, insomma, tra i vivi e pure tra gli estinti.
E i dubbi, numerosi, si accavallano. Al di là dello stato di preoccupazione generale, alimentato dalla nuova zampata del Coronavirus, ci si domanda da dove derivino le cifre: 500 decessi in più, rispetto ad ottobre 2019. Valutando che per l’intera regione il calcolo delle vittime da Covid si aggira intorno alle 255, le rimanenti salme vanno fatte collimare con altre patologie. Ed ancora, tra quanti restano in attesa in camera mortuaria, chi se ne è andato per via del Virus? Soprattutto, perché sono ancora lì, visto che – collegati alla pandemia – dovrebbero essere cremati entro 72 ore?
Come se non bastasse, Ama fa presente anche che “le verifiche di raccolta, non finalizzate a una tumulazione imminente” e le “estumulazioni salme, ceneri e resti ossei per traslazioni in altra concessione, altro cimitero o altro comune” verranno sospese.
Cimiteri al collasso, dunque. Pensare che quello di Prima Porta è tra i più estesi d’Italia. Grazie ai sei forni crematori, si riescono ad assolvere tra le 50 e le 80 “pratiche” al giorno. Di fatto, la richiesta del servizio è cresciuta esponenzialmente. Stando ai dati della stessa Ama, si è passati dai 5. 820 casi, nel 2006, fino ad esprimersi, nel 2019, nel 30% dei defunti cremati e un tasso di mortalità, a Roma, del 9,5 ogni mille abitanti, cioè, secondo i valori AdminStat, 27.684.
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