Non a tutti piace, ma sa come farsi ri-conoscere. Ecco lo Spritz

Non a tutti piace, ma sa come farsi ri-conoscere. Ecco lo Spritz

“L’Aperol Spritz non è un buon drink“. Non le manda certo a dire l’articolo, pubblicato sul New York Times, che porta la firma di Rebekah Peppler. I toni sono perentori, a fronte di quello che, probabilmente, rappresenta il cocktail per eccellenza dell’aperitivo all’italiana. Ebbene, la giornalista non ha dubbi nel demolirlo e lo fa, punto per punto.

La radice di così straripante astio? La martellante campagna pubblicitaria che, da circa un paio di anni, avrebbe agevolato la bevanda sul podio delle più richieste, anche Oltreoceano, con tanto di battutissimo hashtag: #spritzlife. La sensazione, irritante, secondo la diretta interessata, che un “succo di frutta, dopo un allenamento di football in una giornata calda“, abbia acquisito uno spazio decisamente non meritato tra le abitudini degli statunitensi.

Eppure, basta rifarsi al manierismo, tutto ottocentesco, delle truppe austro-ungariche di stanza nel territorio veneto, di allungare il vino locale con seltz oppure acqua frizzante, per stemperarne il tasso alcolico. Una spruzzatina, equivalente di spritzen. Da qui il nome. Va da sé che il drink si proponga, a tutt’oggi, leggero e vivace, senza alcun altro sotto intendimento. La preparazione – va detto – fu, nel tempo, riveduta e corretta, fin quando, con l’affacciarsi del ‘900, non venne aggiunto, tra gli ingredienti, l’Aperol (1919), destinato ad assurgere, di lì a breve, a fulcro stesso dello Spritz.

E l’errore, se di questo si tratta – sarebbe da rintracciare proprio qui, nell‘incontro degli elementi. Prosecco di scarsa qualità ed un bitter eccessivamente zuccheroso, che renderebbe la miscela assai paragonabile, nel sapore, alle “vitamine per bambini“. Per fortuna, non solo si distrugge. In alternativa, anzi, si propone di utilizzare il vermouth, così da restare nell’ambito di prodotti di origine italiana. E, mentre il dibattito, tra una nocciolina ed un brindisi, resta aperto, se si chiede rapporto a quel che fu, ci si accorge che di modifiche, la ricetta, ne ha subite più d’una.

Lo Spritz Padovano, ad esempio, ha eliminato, nel tempo, la presenza dell’acqua frizzante, mantenendo solamente il Prosecco e il bitter, in parti uguali. Quello Triestino, al contrario, mixa vino bianco secco e seltz, con aggiunta di una scorza di limone. Il Veneziano, salomonico, prevede l’utilizzo di vino bianco, acqua frizzante e bitter, nella medesima quantità.

La ricetta ufficiale, tuttavia, codificata nel 2011 dall’International Bartenders Association, non lascia spazio a dubbi: 3 parti di Prosecco, 2 parti di Aperol, 1 parte di soda o seltz e, a completare, ghiaccio in abbondanza.

SPRITZ

INGREDIENTI:

• 3 parti di Prosecco
• 2 parti di Aperol
Soda q.b.
• Ghiaccio q.b.
• 1 fetta di arancia

ESECUZIONE, in cinque mosse:

  • Munitevi dei classici bicchieri da cocktail, dal collo alto o un calice per il vino e riempitelo di ghiaccio
  • Versate lentamente il Prosecco, tenendo la bottiglia vicino al bicchiere, per evitare che si colmi di schiuma
  • Aggiungete l’Aperol e una spruzzata di Soda (sostituibile con acqua frizzante), tramite l’utilizzo di un sifone
  • Date una leggera mescolata, con un cucchiaio o la cannuccia, muovendo dal basso verso l’altro
  • Appena prima di servire, aggiungete un succosa fettina di arancia

Personalizzato

Di varianti, lo si è accennato, ne esistono diverse…. quella in cui all’Aperol si sostituisce il Campari, o quella senza bitter, denominata Spritz bianco. C’è poi lo Spritz Hugo, un aperitivo dalla bassa gradazione alcolica dove, al prosecco e alla soda, viene aggiunto lo sciroppo di sambuca e qualche fogliolina di menta.

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