Prospettive sotto l’Albero: convivialità misurata e agire sobrio
Riapriamo, spalanchiamo le porte di negozi, bar, ristoranti. Ridiamo fiato, insomma, alle tante attività in fase di debacle. Dal 3 dicembre, niente più fascia arancione o rossa, non importa il colore, e tutti fuori, fino almeno alle 23.00, se non, addirittura, a mezzanotte. Questa, almeno, l’ipotesi, per quanto riguarda il più vicino futuro. Eppure – paradossalmente – c’è chi non ci sta: “Non rifacciamo gli stessi errori di questa estate e ve lo dice una Regione che, forse, è l’unica con l’Rt sotto a 1“. L’assessore alla Salute del Lazio, Alessio D’Amato, nell’incontro tra Regioni e Governo, tira via dritto. Non c’è posto per le imprudenze.
I dati confermano il rallentamento nella corsa ai contagi: 36.176 nuovi casi nelle ultime 24 ore, una cifra in ritirata rispetto ai giorni precedenti, pur avendo effettuato un numero maggiore di tamponi, ulteriormente rafforzata da una frenata importante per i ricoveri. E se resta, incontrovertibile, il bilancio dei decessi: 653; l’Rt Nazionale (indice di trasmissione dell’epidemia) allenta la morsa, attestandosi a 1,2 (era a 1,43). Salve, dunque, al momento, Puglia, Basilicata e Liguria, alle soglie del pericolo di ritrovarsi rosse.
E così, nel frattempo, in attesa, cioè, dei primi del mese prossimo, si pensa, di discute, si delibera, più o meno convulsamente. Quella del compromesso è un ‘arte, neppure troppo facile. Lo testimoniano le ore ed ore di vertice tra Governo e Regioni, presieduto da Boccia, in cui ogni decisione sembra sudata il triplo e si trascina con sé tanti ed enormi dubbi.
I parametri per decidere le restrizioni resteranno invariati e, nel frattempo, un tavolo tecnico valuterà eventuali modifiche. In cambio, si provvederà ad ulteriori ‘ristori’, in favore delle categorie colpite dalle chiusure.
C’è, poi, sul piatto, l’affair Natale. I governatori spingono per riaperture rapide, chi siede ai posti di comando si dipinge, invece, più prudente. “Nessuno sottovaluti la serietà della situazione. Non si può assolutamente scambiare qualche primissimo e ancora insufficiente segnale incoraggiante in uno scampato pericolo“, segnala Roberto Speranza.
Certo, chiarisce: “Se la situazione epidemiologica lo consentirà” è in auspicio un eventuale allentamento della stretta. Una manovra ad hoc, per intenderci, volta alla massima sobrietà, ma pur sempre rispettosa delle esigenze che il frangente presenta.
Nulla di deciso, si intenda. “40 giorni per un’epidemia sono un tempo molto lungo e parlare di Natale adesso è lunare“, precisano dall’alto. “Ci vorrebbe la sfera di vetro“, sottolinea il presidente Conte. Tuttavia, non si perde tempo e si prefigurano – certo, solo su carta – i possibili scenari, in base a cosa racconterà l’indice Rt. Di fatto: “Non sarà un Natale da liberi tutti“, bensì “sobrio e improntato alla massima cautela“.
“Veglioni, cenoni, festeggiamenti, baci e abbracci non saranno possibili. Una settimana di socialità scatenata significherebbe pagare, a gennaio, un innalzamento brusco della curva e molti altri decessi“, si spiega. Dunque, Vigilia e Capodanno, da trascorrere in compagnia dei familiari più stretti: parenti di primo grado, genitori e figli, fratelli e sorelle. Con la massima cautela – ben inteso – per le persone più anziane.
Per quanto attiene alla Movida, lo stop rimane irremovibile. Nei locali varrà il divieto di tavoli con più di 4-6 persone e quello di bere o consumare cibi, subito fuori. Per negozi e centri commerciali (che potrebbero restare aperti anche la domenica) è previsto un allungamento dell’orario di apertura e un rigido contingentamento degli ingressi.
Una festività, in poche parole, a macchia di leopardo, ancorata, probabilmente, alle condizioni di ogni singola Regione. Ma pur sempre un’opportunità per risollevare portafogli ed umore. E, financo, non possedendo la certezza del ‘fare giusto‘, è questa l’unica politica attuabile. Dritti e avanti tutta, carichi di buon senso e di fiducia.
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