Il decalogo del Natale: a tavola, cosa si può fare, cosa no

Il decalogo del Natale: a tavola, cosa si può fare, cosa no

Altro che Bon Ton, qui le regole le detta il Covid. Pertanto, se pranzo dev’essere, che si adatti ai suggerimenti di chi, in quanto a norme sanitarie, ne sa e parecchio. Carlo Signorelli, professore di Igiene e salute pubblica all’università Vita Salute San Raffaele di Milano, offre, per quel che attiene ai giorni delle Feste, l’abecedario di comportamento: “Niente piatti, posate o bicchieri in comune“, tanto per cominciare. Ancor di meno, per quel che concerne gli abbracci: “E’ duro a Natale. Ma purtroppo sono una delle vie con cui il virus si trasmette“, rintuzza, perentorio. Cantare? Non se ne parla… rimandato all’anno prossimo. “E’ un’attività pericolosa“.

Dunque cosa rimane, vi starete domandando. E’ presto detto: “Si può mettere un disco, se non si vuole rinunciare alla musica“. E persino il tono della voce è soggetto ad un certo rigore. Certo, “se si pranza insieme non si può evitare proprio tutto. Le gradazioni di rischio vanno dal semplice respirare al parlare a voce bassa, poi a voce alta; infine tossire e starnutire”.

L’importante, chiarisce l’esperto, è “restare lontani un metro e mezzo. Un metro basta, se si sta fermi e zitti. Ma in un’occasione conviviale è meglio seguire la regola degli otto piedi degli americani“.

E per chi arriva da fuori… come accoglierlo?

Senza affettuosità“, specifica – suo e nostro malgrado – il Professore. “Anche chi sembra in perfetta salute potrebbe avere il virus. La trasmissione da persone asintomatiche e l’incubazione così lunga sono le caratteristiche che hanno permesso al Coronavirus di diffondersi tanto. Se solo i sintomatici fossero contagiosi e l’incubazione fosse più breve, non avremmo una pandemia così drammatica“.

In bagno – aggiunge – attenti agli asciugamani. Se ci si limita a lavarsi le mani non c’è problema. Bisognerebbe però evitare di portare al viso un asciugamano adoperato in precedenza da altri“.

Pensate, persino il telefono può trasformarsi in “un oggetto pericoloso, perché parlando si potrebbe contaminare la cornetta con le goccioline. Prima di passarlo da una persona all’altra, bisognerebbe pulirlo con un fazzoletto“. Oppure fare ricorso al viva voce.

E se è vero che il Covid “si trasmette soprattutto tramite respiro e contatto diretto fra le persone. E’ più difficile prenderlo toccando gli oggetti. Va comunque presa in considerazione la proposizione di arieggiare i locali. Se il virus è in circolo, “l’aria esterna può diluirlo o rimuoverlo“.

Altro capitolo, quello che comprende piatti, bicchieri e posate: “Non vanno condivisi e anche con i bambini serve attenzione“. In quanto agli eventuali avanzi, tenete presente che “virus e batteri vengono uccisi a 60 gradi, anche per tempi brevi. Anche se non tutti i microbi muoiono, il calore riduce comunque di molto la carica virale“.

Se poi il dubbio si manifesta nell’indossare o meno la mascherina… “Mi sentirei a disagio a raccomandarla durante il pranzo di Natale“, risponde il medico. “Anche perché, mangiando, sarebbe difficile tenerla. Usiamo il buon senso. Limitiamoci a metterla se si ha tosse o raffreddore o se c’è stato il rischio di un contatto. In questi casi, però – ricorda – al pranzo di Natale bisognerebbe proprio rinunciare“.  

C’è dell’altro: “Stare attenti agli ascensori, altro luogo poco igienico. Bisognerebbe prenderlo da soli“. A poco o nulla servono, invece, i tamponi dell’ultima ora: “Non lo consiglierei. Sia perché i test rapidi antigenici hanno una quota alta di falsi positivi, sia perché essere negativi oggi non è una garanzia che si resterà tali anche domani“.

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