Silvoterapia: si riparte da qui
“Alberi,
eravate frecce
cadute dall’azzurro?
Che terribili guerrieri vi scagliarono?
Sono state le stelle?“
Sono silenziosi, posti davanti ai nostri occhi, forse da sempre. Non si sono mai mossi, a meno che, a rimuoverli, non siamo stati noi. Secolari, rappresentano i testimoni involontari di quella che amiamo definire evoluzione. Che poi lo sia realmente, beh, questa è un’altra storia.
Ne abbiamo fatto incetta, nel tempo. Utilizzati, estirpati, vilipesi, abbattuti… eppure c’è anche chi ha compreso quanto necessari, invece, siano per la sopravvivenza. Ecco, allora, che un’antica pratica riesce a catturare l’energia positiva di cui sono provvisti, per ritrovare in noi, esseri spesso fragili più di quanto lo si voglia ammettere, un’appiglio di inaspettato benessere.
Stiamo parlando di alberi e del concetto – più esteso – di Silvoterapia.
I ‘polmoni della Terra‘ possiedono proprietà terapeutiche e nutritive eccezionali. In alcune civiltà, erano venerati come vere e proprie Divinità e rivestiti di un ruolo Sacro e magico. Numerosi sono i riferimenti religiosi: si va dall’Albero della Vita a quello della Conoscenza e dell’Illuminazione. Si tratta di un elemento ricorrente, persino in campo letterario. Per non parlare del cinema. Un film tra tutti? Avatar.
E – a ben guardare – indagando tra i Celti, fu probabilmente, quello in esame, il popolo che meglio seppe intrepretare – specie per specie – il senso tutto della Natura. Così, se l’Olmo placava la mente, il Melo contribuiva nell’assumere decisioni importanti. Il Frassino, il Sambuco e la Betulla costituivano il fulcro stesso della rinascita e della rigenerazione.
L’Ontano conservava, in sé, un che di ultraterreno. Conferiva potere oracolare, mentre il nocciolo favoriva la meditazione. E, ancora, se il Biancospino era emblema di purezza, la Quercia risvegliava la forza interiore.
Oggi forse non è più così – o, almeno, siamo convinti che non lo sia – ma la riscoperta dei benefici che i nostri alleati ‘green’ possono arrecare è in gran rispolvero. E, allora, proviamo a sederci, immersi nel verde, e poggiare la schiena ad un tronco. Esistono – a tal proposito – boschi con aree espressamente dedicate. Percorsi di allenamento e distensione muscolare. Oppure, in alternativa, appositamente creati per dedicarsi al Thai Chi.
Pare che il giovamento si riverberi non soltanto sul sistema respiratorio e sui disturbi ad esso collegati, ma anche sul sistema nervoso, lenendo financo l’insonnia. Sono, altresì, fonte di sollievo dall’effetto rinfrescante. Pensate che i Koala – fatto dimostrato da una serie continuata di studi – abbracciano le piante, proprio in virtù della temperatura gradevole della corteccia.
Che dire, poi, degli ioni negativi di ossigeno, in grado di stimolare i processi vitali del nostro corpo? Un aiuto indispensabile all’organismo, al fine di raggiungere un equilibrio psico-fisico che si mantenga duraturo.
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