Da rifiuti a collezione vintage: viva la plastica
Li tratta come veri e propri cimeli. Ne ha cura, allo stesso modo che se non fossero semplici buste di plastica. Sono diventate, nel tempo, il suo piccolo ‘tesoro‘. Le ha fotografate, ‘stirate’, catalogate, giorno dopo giorno, una ad una, con meticolosa pazienza, amorevolmente.
Aaron Thompson vive a Hull, una cittadina dello Yorkshire, in Inghilterra e si occupa della manutenzione di giardini. Non gli è insolito, dunque, imbattersi in rifiuti, specie nel momento in cui si trova a dover smantellare capanni o piccole strutture per esterni. L’uomo recupera gli oggetti, ormai datati e in disuso, ma intatto (mediamente occorrono 30 anni perché i sacchetti di plastica si decompongano) e li aggiunge a quella che, a tutti gli effetti, può considerarsi una collezione dall’anima vintage.
Confezioni di negozi, catene, prodotti… tutti originali del Regno Unito.
Un’iniziativa che, alla lunga, ha riacceso la nostalgia da parte di chi è venuto a conoscenza della notizia.
Il progetto, intitolato Carry a Bag Man è stato, infatti, ripreso dal The Guardian. Al tabloid, il ‘nostro’ ha raccontato di essere arrivato a contare, ad oggi, ben 250 sacchetti. Una passeggiata lungo il ‘viale dei ricordi’ che, secondo Thompson, evidenzia come, una volta, il mondo degli imballaggi fosse assai più creativo di quello odierno.
E, mentre attualmente l’intento è quello di eliminarli dal mercato, un tempo gli imballaggi in plastica erano considerati alla stregua di veicoli commerciali. Fatto emblematico, se si pensa ai drammi ecologici di cui si è reso responsabile il materiale in questione. La politica dell’usa e getta ha imperversato, dagli anni ’80 in poi, rendendosi fautrice di sprechi ed inquinamento, che solo di recente stiamo riuscendo a riproporzionare. In Italia, il divieto della distribuzione per gli esercizi commerciali è entrato in vigore, solo nel 2011.
Ecco dunque che, il gesto, sia pur banale, di raccogliere, nel momento in cui li si incontra, cianfrusaglie ‘inutili’ per farne una fonte creativa presenta una doppia lettura, la prima delle quali si esprime in una dotazione di civiltà. Se poi, se ne riesce a ricavare anche una derivazione artistica, tanto di guadagnato.
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