Michelangelo esportato in Sudan. Ma ‘loro’ non ce lo vogliono
Un’opera d’arte è un’opera d’arte… ma non per tutti. Così può capitare – ed è accaduto – che in Sudan, ancestrali questioni possano risvegliare un dipinto. Non certo un affresco qualunque. Qui stiamo parlando dell’eccellenza. Ma nulla – specie quando si tratta di immagini – va dato per scontato. Tant’è, tra i più recenti insediamenti ai posti di Governo resta vacante il Ministero dell’Educazione.
‘Pietra dello scandalo’, l’iconica scena della Creazione di Adamo del celebre Michelangelo riprodotta, tra le numerose altre, su un libro scolastico. Apriti cielo. Ne è scaturita, per conseguenza, una vera e propria diatriba tra la popolazione e i vertici del Paese.
Dio, che tende la mano ad Adamo per dargli la vita. Niente di più – si fa per dire – che un capolavoro, datato XVI secolo, protagonista indiscusso della sua fissa dimora, ovvero il soffitto della Cappella Sistina.
Di fatto, l’Accademia Islamica Sudanese di Fiqh (giurisprudenza islamica) ha addirittura emesso un editto, che vieti l’utilizzo del testo nelle aule. A nulla – o a ben poco – sono valsi i tentativi del primo ministro Abdalla Hamdok di smantellare decenni di repressione.
L’Islam più intransigente, almeno in questa prima ripresa, l’ha avuta vinta.
Il 6 gennaio Hamdok ha deciso di congelare le modifiche ai programmi scolastici e ha ordinato l’allestimento di una Commissione apposita, per meglio indagare riguardo alla vicenda. E se, da una parte, la decisione pare abbia zittito gli animi più burrascosi, dall’altra, ha finito per deludere quanti, riformatori, vedevano nella ‘piccola impresa’ un primo passo verso un cammino di riforme.
Ora, sul piatto sono poggiate le dimissioni del Capo del Centro Nazionale per il Curriculum e la Ricerca Educativa (Nccer), Omer al-Qarray che, nella lettera di diniego ha specificato: “Mi trovo incapace di procedere con un Governo portato da una rivoluzione popolare, ma che si è arreso alle pressioni dei resti del defunto regime“.
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