Hamburger? Sì, ma niente pane. Grazie!

Hamburger? Sì, ma niente pane. Grazie!

Eravamo lì, a flirtare con il nostro Junk food preferito, intenti a far godere le papille con ciò che, per eccellenza, rappresenta il sinonimo di street style, in fatto di mangiare. Le mandibole erano già spalancate, pronte a divorare la vittima prescelta per l’occasione, quando ci siamo accorti che… mancava qualcosa? Una salsa? Quella foglia di insalata che ‘sgrassa’? Non sia mai… la carne? Che, poi, di hamburger vegani ne esistono a bizzeffe. Nulla di tutto questo o, secondo i punti di vista, molto peggio. Perché nel panino di cui stiamo parlando mancava proprio Lui: il pane.

A pensarci bene, un po’ come assistere ad uno spettacolo teatrale in cui non sia presente il sipario. Certo, se ne può fare a meno, ma vuoi mettere?

Così, in questo bizzarro circuito, quel che in genere rappresenta il contenuto, si traduce esso stesso in contenitore. Del resto, il mondo pare tutto alla rovescia… tanto vale! E le varianti, per quante ne esistono, non si finiscono più di contare. Si va dalle healthy alle iper-proteiche e a retrocedere. Ce n’è, insomma, per tutti i gusti.

Può accadere, ad esempio, che nel Double Down riesumato, a grande richiesta, nei menu di Kfc, a fare le veci del pane siano… due irresistibili filetti Original Recipe (preparati, secondo la leggendaria ricetta, con il mix segreto di 11 erbe e spezie). All’interno, ad ingolosire ulteriormente il palato, croccante bacon, formaggio e gustosa salsa barbecue, secondo copione. “Un vero capolavoro di gusto. Goditelo, prima che finisca!“, recita – invitante – il claim.

E non finisce qui, perché esiste pure la versione arricchita, in cui lo speciale Box Meal comprende, tra le altre cose, patatine, pannocchia, frittelle di purè di patate e una bibita. Una ricetta che, a quanto pare, convince. Tanto da invogliare quelli di Kentucky Fried Chicken – catena statunitense con diverse sedi anche in Italia – a riproporla, a distanza di qualche tempo.

Più integralisti quelli di Bun. A Milano, il panino si degusta così: gluten free e con un ridotto apporto di carboidrati. E allora sia, benvenuto Protein Burger, super polpetta – doppia o tripla, per chi la volesse chiedere – di carne, ma anche in rilettura veg., con al seguito cheddar, pomodoro e salsa ‘firmata’, avvolta in due foglie di lattuga. “Una proposta, in linea con la nostra filosofia, improntata alla sostenibilità e all’inclusività a tutto tondo“, garantiscono gli ideatori. E, probabilmente, l’abilità sta tutta qua, nell’introdurre un sandwich che, nella sperimentazione, riesca a sedurre veramente gli umori di ogni genere.

C’è, poi, sempre nella Capitale meneghina, Macha, in cui è l’avocado a farla da Padrone. Il pane, per la generazione Z, si traduce così, circondato di frutta, in abbinamento alla carne o magari al pesce, come il salmone.

E poi, immancabile, la variante ‘esotica’. Nel rice burger, a custodire il companatico, due fette di riso compattato. Da Maido, che nella sua cucina si ispira all’orientale Osaka, si trova farcito con straccetti di pollo in salsa teriyaki o con un mix di verdure, marinate e saltate con anacardi croccanti.

LEGGI ANCHE: W il pollo… e tutto quel che resta

LEGGI ANCHE: Il più costoso di tutti? Lo ha inventato Chef Chris Large

Commento all'articolo