Il ‘bello’ che aveva voglia di scendere in Politica

Il ‘bello’ che aveva voglia di scendere in Politica

Lo abbiamo visto accadere tante volte. Volti noti, Italiani e non che, dal Piccolo o dal Grande Schermo, decidono di cambiare pelle e dedicarsi ‘ad altro’, dove per tale si intendano gli affari che riguardano la Polis. E non è smania di potere che, anzi, le grane si ingigantiscono. Piuttosto, un richiamo dettato dall’indole, nel voler essere appieno partecipi di quel che succede intorno.

Così, pare, deve essere stato anche per Matthew McConaughey. L’attore hollywoodiano ha infatti dichiarato, di recente, di considerare seriamente l’ipotesi di correre per la poltrona di governatore del Texas, alle elezioni che si terranno tra un anno. “Ci sto pensando sul serio. Mi chiedo: quale può essere il mio ruolo di leadership? Credo di avere cose, da insegnare e da condividere. In quale categoria mi devo inquadrare nel prossimo capitolo della vita che sto per cominciare?“. Si interroga, il ‘nostro’.

Nel caso l’intenzione fosse seria, la Star si troverebbe in sfida con il repubblicano Greg Abbott, attualmente in carica. 

Il 51enne premio Oscar, celebre, agli esordi della carriera, per i ruoli da ‘bello’ vanta, a suo credito, un curriculum di tutto rispetto e un impegno che, finora, si è riversato nella Settima Arte, a più riprese. Produttore, docente, oltre che interprete, avrebbe potuto accontentarsi delle parti da biondo fascinoso. Ha, invece, preferito incamminarsi verso un percorso più complesso e, di certo, alla lunga, più soddisfacente.

Ora, dunque, si prepara un nuovo episodio. E se, in passato, ai microfoni di una radio conservatrice, aveva definito corrotto quel che attorniava la Res Publica, ora deve, forse, aver cambiato idea. O, semmai, essersi convito di poter, attraverso il personale contributo, riuscire a cambiare le cose.

Lo abbiamo ascoltato pronunciarsi contro “gli eccessi del politically correct, a Hollywood“, come anche, in veste di divo di dichiarata fede cristiana, fervente sostenitore dell’attuale polarizzazione della società: “le due parti devono parlare“. Lo abbiamo notato – appoggiandolo o meno – mentre prendeva le distanze dalle dure posizioni anti-lobby delle armi, assunte da numerosi suoi colleghi.

Ancora, le cronache ci hanno raccontato, nel 1999, di un fermo per possesso di marijuana. Il gossip ce lo ha disegnato, intento a suonare i bonghi, nel cuore della notte. Delle sue traversie rimane il racconto, in un libro autobiografico: ‘Greenlights-La mia vita‘. Un memoir, bestseller numero 1 per il New York Times, con oltre 500.000 copie vendute negli Usa in un mese e in corso di traduzione in 9 lingue; disponibile, da maggio, anche in Italia.

Il resoconto ruvido di esperienze scomode, scoperte, illuminazioni.

Vivo questa vita da cinquant’anni e cerco di risolverne i misteri da quarantadue. Sono trentacinque anni che tengo diari, in cui annoto ogni indizio. Sono appunti sul successo e il fallimento, gioie e dolori, cose che mi hanno stupito e altre che mi hanno fatto ridere di gusto. Come essere onesti, stressarsi meno, divertirsi. Come non far soffrire le persone e non soffrire, o essere un uomo perbene. Trovare un significato alla vita, o essere più me stesso. Di recente, ho trovato il coraggio di sedermi a tu per tu con quei diari. Ho ritrovato storie del passato, lezioni che avevo appreso e dimenticato: poesie, preghiere, ricette mediche, idee su ciò che davvero conta nella vita, alcune fotografie spettacolari e un sacco di adesivi. Ho trovato qualcosa di credibile, un approccio al vivere, che mi ha dato soddisfazione a suo tempo. Eppure, se uno sa come affrontare le sfide della vita e quando farlo – se sa abituarsi all’inevitabile – sperimenta uno stato di euforia che io chiamo ‘catching greenlights‘, trovare l’onda verde“, si sbottona.

Il resto è immaginario, progetto, ma i presupposti – a quanto pare – ci sono. La tempra pure. Quella di un uomo che crede in ciò che fa a va fino in fondo. Il carattere ce lo ha mostrato, in più occasioni. Non resta che augurargli: In bocca al Lupo!

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