Tre uomini e una culla.. anzi, due

Tre uomini e una culla.. anzi, due

Non ne bastava uno. Due sembravano ancora pochi. E allora, tre. Ecco il numero perfetto per la genitorialità di due bimbi, Piper e Parker, inconsapevolmente coinvolti in una vicenda, dai toni quanto meno surreali.

Sia ben chiaro, non vi è allegato nessun giudizio dietro, ma di certo la storia – insolita – di Ian, Alan e Jeremy non lascia davvero indifferenti. I tre rappresentano, a tutti gli effetti, un vero e proprio nucleo familiare. Tre fidanzati gay, intenti a difendere il loro rapporto, niente affatto convenzionale. Battaglia, che si evidenzia ancor di più nel momento in cui decidono di perorare il proprio diritto alla paternità. E, allora, eccoli, i loro nomi, inseriti nel certificato di nascita della prima figlia.

Un percorso non facile, vista la relazione pluri-amorosa ma, al fine, ripagato dalla sentenza dei Giudici. Così, la coppia iniziale, formata da Ian e Alan, ha pensato di ‘allargare’ i propri orizzonti, dopo l’incontro con Jeremy. Da lì, i tentativi, all’inizio fallimentari, di diventare papà.

Per ottenere il riconoscimento come genitori legali, i tre hanno, tuttavia, dovuto sostenere una sfiancante epopea legale. “Con la maternità surrogata, devi avere un ordine di parentela dal Tribunale, che dichiari chi saranno i genitori legali. All’inizio non eravamo sicuri di poter avere tutti e tre il riconoscimento sul certificato“, raccontano e lo fanno a gran voce, tanta è la felicità. Al punto tale da pubblicare un libro: Three Dads and a Baby, in cui è riportata la cronaca della loro storia.

Ian, Alan e Jeremy hanno chiesto di testimoniare, per spiegare come una coppia poliamorosa possa rivelarsi una famiglia degna di tal attributo e il Tribunale – quasi inaspettatamente – ha cambiato idea: “È stata una scena piuttosto interessante e tesa“, ricordano, rievocando il momento in cui hanno chiesto voce. “All’inizio, sembrava che non ce l’avrebbero concessa (la paternità, ndr.). Per questo abbiamo chiesto di parlare, per difendere il nostro punto di vista“. Scelta, del resto, indispensabile – stando ai tre – per proteggere gli eventuali figli, “sia nel caso uno di loro dovesse finire in ospedale sia, in futuro, per eventuali assicurazioni o eredità“.

Era davvero importante essere riconosciuti come la famiglia che siamo“, specificano. “E, per fortuna, viviamo in California, uno Stato che, dopo aver stretto i denti e combattuto, ci ha effettivamente permesso di farlo. Quindi è stato fantastico

Volevamo che tutti sapessero che l’amore fa una famiglia“, chiosano, quindi. “E le famiglie possono sembrare diverse. Ma se ci tieni ai tuoi figli e stai facendo di tutto per dare loro la migliore infanzia possibile, questo è ciò che conta“.

E tutti, ma proprio tutti, vissero felici e contenti

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