Filippo: 99 anni di puro stile
Quasi c’eravamo. E dire che, per raggiungere le 100 candeline, sarebbe bastato davvero poco. Le avrebbe soffiate il 10 giugno. Ma poco importa, dal momento che, per ben 99 primavere, il suo guardaroba si è rivelato ineccepibile. Outfit, quelli del duca di Edimburgo, in bilico tra comfort e tradizione. Sempre – come si suol dire – un passo indietro alla Regina, ma mai fuori luogo; se si escludono le sue numerose e talvolta esilaranti gaffe.
Ambasciatore di stile, vessillo del Regno Unito. Agevolato, certo, da un fisicità che gli veniva a favore, pur tuttavia, secondo i migliori sarti di Savile Row, uno dei pochi, anzi pochissimi, da imitare.
Dello stesso avviso, la rivista GQ che, nel 2016, lo ha annoverato tra i 50 best-dressed men in Britain, piazzandolo al 12esimo posto, in una classifica che conta, tra le fila, attori, musicisti e celebrità di vario genere. “Il duca di Edimburgo incarna il dovere e il decoro e, nel modo in cui si veste, appare disinvolto. È sempre britannico, virile e appropriato al suo ruolo“, si legge.
E mentre la Regina – come noto – brilla per i colori sgargianti, giacché: “Devo essere vista per essere creduta“; individuata, anche a centinaia di metri e possiamo riconoscerle coerenza, semmai, non proprio glam, nel modo di abbigliarsi. Lui, Filippo, si è sempre distinto per i capi garbati, perfetti per quelle sue linee da atleta.
John Kent, suo couturier personale da oltre cinquant’anni, rivela che la sua taglia è rimasta immutata, dalla prima volta che si sono incontrati. Del resto se, all’aiutino di Madre Natura, vogliamo aggiungere che il ‘nostro’ ha praticato, per anni, attività sportiva, non ha mai fumato, o quasi – ha smesso nel ’47, poco prima delle nozze – ha sempre bevuto con misura e non predilige – ops! prediligeva – particolarmente i carboidrati, il gioco è presto fatto.
Giacca monopetto, dunque, e doppiopetto, per abiti dal taglio classico e strutturato, in lana grigia o blu. Eccola, la ‘divisa’, rigorosamente su misura. Filippo sceglieva personalmente i tessuti, con quel pizzico di parsimonia tipica di casa Windsor…
E’ ancora una volta Kent a rivelare che, una decina di anni or sono, ha dovuto risistemare un paio di pantaloni, acquistati mezzo secolo prima. “Voleva stringere le gambe, per farli diventare più alla moda“. A conferma che, a Corte, si preferiscono i rammendi alle nuove spese.
E, come ogni Principe che si rispetti, anche il ‘nostro’ era fedele a personale e marchi di riferimento. Turnbull&Asser, il fornitore Ufficiale, che si è spesso occupato delle sue rinomate morning suite. Per l’intimo, si rivolgeva al brand, di origine Scozzese, Lyle&Scott. A partire dal 1956, John Lobb ha firmato le sue scarpe, mentre i cappelli sono made James Lock& C. Ancora, per giacche e cappotti, le maison Daks e Barbour; i kilt arrivavano, invece, dalla rinomata ditta Kinloch Anderson. Stivali squisitamente british, forniti da Hunter. Cravatte – questa, forse, l’unica licenza – presi da Hermès.
Fosse dipeso da lui, probabilmente, avrebbe indossato l’uniforme per tutta la vita. Quella della Marina, con la quale ha impalmato Elisabetta, si racconta, tra l’altro, gli sia calzata fino all’ultimo.
Tuttavia, possiamo immaginarlo, durante le lunghe giornate nella dimora alle porte di Londra. In questa circostanza, alle giacche sartoriali avrà, magari, preferito vestiti dismessi, per rendere più agevole – e sopportabile? – quello che gli esperti certificano come uno tra i periodi più lunghi, trascorsi vis a vis con Sua Maestà Britannica.
Lontano da occhi indiscreti, pare che il Principe manifestasse necessità di rilassarsi, a tal punto, una volta, in quel di Balmoral, da venire scambiato per il giardiniere, dall’ex chef reale, Darren McGrady: “Arrivò in cucina, questo vecchio signore, con abiti malconci. Aveva una maglia logora, con le maniche sbrindellate sui gomiti. Solo dopo averlo guardato attentamente mi accorsi che si trattava del principe Filippo“.
Che dire? Noblesse Oblige.
Nell’agosto 2017, una volta ritiratosi a vita privata, il Real consorte contava all’attivo 22.191 impegni, 5.493 discorsi e oltre 780 Organizzazioni benefiche e Associazioni, in patrocinio. Si auto-definiva: “lo scopritore di targhe più esperto del mondo” e lo faceva con il medesimo taglio ironico che lo ha portato ad affrontare, nel corso degli anni, eventuali crisi di Stato e beghe familiari.
Quest’ultimo è un viaggio in solitaria e ci auguriamo, noi, che, tight al chiodo, lo percorra in ciabatte. Comodo comodo, come gli era più congeniale. Che, tanto, ne siamo sicuri, anche quelle saprà indossarle con la classe che, da sempre, lo contraddistingue.
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