Sposami… in videoconferenza

Sposami… in videoconferenza

Adesso facciamolo… via Zoom. Avete inarcato il sopracciglio? Provate a sposarvi, allora, in Israele. Già, poiché, in Oriente, una legge dell’era ottomana fa sì che a governare l’istituzione del matrimonio – e dunque a concedere le licenze – siano ancora e soltanto le Autorità religiose. Il rabbino non benedice l’Unione? Niente da fare, dunque. A meno che non si scelga di far ricorso alla tecnologia.

Ebrei, cristiani, musulmani, poco importa l’etnia. Il fatto è che per centinaia di coppie gay, di fedi diverse o addirittura ritenute ‘troppo’ laiche, il permesso di sposarsi è negato. Regola, finora aggirata grazie ad un escamotage. Si convolava a nozze poco distanti. In quel di Cipro, ad esempio, oppure in Grecia, o magari in l’India. Unioni, poi riconosciute in patria come civili. Ora però, a confini interdetti (causa del Covid), c’è chi, non perdendosi d’animo, ha escogitato una brillante alternativa. Grazie al Web, ci si dichiara Amore Eterno nello Stato Americano dello Utah

E’ qui, infatti, che il repubblicano Spencer Cox ha deciso di continuare a garantire il vincolo, concedendo autorizzazioni online, con tanto di celebrazione virtuale, ad innamorati, scevri dall’obbligo di risiedere nello Stato, né nel Paese. Di qui, il boom di richieste da parte di coppie Medio Orientali. “È stata una sorpresa“, sottolinea Burt Harvey, direttore del dipartimento interessato. “Ma siamo felici di servire la causa dell’amore, in qualunque sua forma“. 

Peccato che non tutti la pensino così. Aryeh Deri, ministro dell’Interno israeliano e tra i fondatori del partito ultraortodosso Shas, ha già dichiarato guerra ai nubendi. Mentre prepara la bozza affinché non venga riconosciuta la validità degli sposalizi virtuali, considerati un ‘pericoloso precedente’, è intenzionato a congelare anche quelli già celebrati. Almeno 150, stando ai numeri. Uomini e donne, intrappolati – per ora – in un limbo legale.

Intanto, però, si procede. Ci si informa, ci si attiva, ci si sposa, sia pure per mezzo di Internet e le domande di riconoscimento sul portale dello stato dell’Utah non fanno che aumentare.

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