‘Così bella… così inventata’
TEMA: Il pavimento dell’inferno è lastricato di buone intenzioni
“Una volta, mi hanno insegnato, valeva il detto: ‘altezza, mezza bellezza’. Beh, ho subito pensato, un problema in meno, per le vecchie generazioni. Nel senso che, alta, o lo sei o non lo sei. E comunque sui vari TikTok, Twitter, Instagram e compagnia bella, vi assicuro che conta poco.
Vado bene a scuola. Oh, non posso considerarmi una secchiona nel senso più stretto della parola, ma studiare mi piace. Sarà che sono curiosa…boh. Amo la Storia, più di tutto e, poi, scrivere mi diverte. Adesso non immaginatemi, con in mano un diario in stile Anna Frank, che non sono io. Però, poi, a guardar bene, come ci assomigliamo tutte noi adolescenti. Sempre a caccia di turbamenti, di emozioni, anche quando potremmo vivere serenamente. Beh, diciamo che, nel suo caso specifico, qualche ‘pensiero’ era legittimo… e un po’ mi sento in colpa per questo. Mia madre continua a ripetermi che ognuno ha il suo bel daffarsi, che il mondo non gira attorno a me; che non devo convincermi di essere l’unica non compresa… la questione vale per tutti. ‘Solo che – risolve Lei – mica te lo vengono a dire’. Perle di saggezza? Bah, sarà, ma Io, il modo in cui mi parla, proprio non lo capisco. La ascolto e, intanto, mi domando: Quando arriverà il momento in cui mi sussurra: ‘Tesoro, sei bellissima. Ti voglio bene’… Puntualmente, quell’istante si fa attendere. Aspettate, com’è quella parola che ho imparato a scuola, di recente… che mi piaceva tanto…? Ah, sì: lesina. Così, dopo la tiritera su quanto sia necessario essere forti, comprendere le ragioni degli altri e non aspettarsi niente da nessuno che, le aspettative, quelle, fanno soffrire, mi chiede, invece: ‘Li hai fatti i compiti?’.
Oddio, sì, mamma, li ho fatti. Li ho fatti dal primo giorno di scuola della prima elementare, sta tranquilla. Possibile che ancora non te ne sei accorta? Quello che le sfugge – ed io provo a dirglielo – ma Lei non ascolta, talmente presa dalla spesa, le faccende di casa, le bollette, e poi il letto da rifare, la cena da preparare, i panni da stirare… vuoi mettere? Quando mi sono improvvisata a darle una mano, mi ha allontanata. ‘No si fa così – mi ha detto, perentoria – spostati!’. Alle terza, beh, l’ho ascoltata. Quindi, a rifare il letto non mi ci troverete, almeno fin quando non avrò un letto mio. E’ che Io provo a soddisfarla, ma più mi sforzo, più continuo a sentirmi trasparente. Quando torna dal colloquio insegnanti e le chiedo: ‘Allora, che ti hanno detto?’, Lei mi risponde, laconica: ‘Tutto bene!’, e taglia corto così. Caspita, se mi guardo da fuori, somiglio ad uno di quei cagnolini scodinzolanti che aspettano il padrone sull’uscio della porta, in attesa di fargli le feste. Ogni volta, puntualmente, le loro aspettative vengono disattese. Rimangono lì, guinzaglio in bocca, affamati di attenzione. Proprio come me. Non sto dicendo che no mi voglia bene, solo… oh vabbé, è un discorso troppo lungo. Dite che il pezzetto di pizza con le patate che mi porta quando torna da lavoro dovrebbe bastare? Forse avete ragione. Magari sono io la sbagliata. Però, spiegatemi, allora, come faccio a togliermi da dosso la sensazione che non mi veda? Se neppure chi mi ha messa al mondo riesce, come possono farlo gli altri?
E’ per questo che ho iniziato a ‘lavorare’ sulla mia immagine‘. Perché ho notato che, se ti presenti ‘in quel certo modo’, la gente lo nota. Ti nota. Ti guarda come una cosa ‘bella’. E tu finisci per perdere coscienza dell’accezione ‘cosa’, per concentrarti solo sul ‘bella‘. E’ così che è iniziato. Con una dieta, poi l’altra… Quella delle mele, delle banane, delle patate, del minestrone… il campo ortofrutticolo, bene o male, l’ho visitato tutto. Ho smesso di mangiare pasta. Totalmente. Che, se mi avessero amputato un braccio, mi avrebbe fatto meno male. Ma i carboidrati ingrassano… devo averlo letto da qualche parte, su internet. Dunque, al bando! Dolci, chiedete? Più facile, non mi piacciono. Ho cominciato a pesarmi ogni giorno, più volte al giorno…. sulle smagliature non posso farci nulla. Ho letto che non c’è soluzione. Si può solo prevenire, recita la sentenza. Inderogabile. Caspita, mamma, ma almeno da quelle potevi salvarmi, no? ‘Ti sei sviluppata troppo in fretta, tutta d’un botto’. Mi stai facendo capire che, anche di questo, è colpa mia?
Proprio non ti arriva che, così, mi fai sentire tradita? Allora sai che c’è. Da oggi ci penso Io a me. Mi cesello, secondo i miei schemi, così nessuno più mi frega. Le amiche fanno le carine, ma lo sento che qualcosa non va. Mi sembra che aspettino solo che mi allontani, per parlarmi dietro. Quindi… soluzione definitiva. Niente più amiche o, meglio. Niente più amiche donne. I maschi sono più schietti. Più tonti, vero, ma più sinceri. Mi sembra di controllarli di più. Poi, adesso, c’è quel ragazzo carino… tutte le volte che lo incrocio, per strada, mi guarda. L’ultima volta, per girarsi, ha preso un pieno un palo. Mi fa ridere. E’ buffo… ma metti che, vedendomi da vicino o parlandomi, scopra che non sono un granché? Sapete che vi dico? Quasi quasi rimango qui, in camera. Tanto ci sono tutte le mie cose e poi ho il telefono. Mi mette in contatto con chiunque, dovunque. E poi qui posso ‘sognare’. Se mi iscrivo ad una chat o ad un sito di incontri, posso diventare chiunque desideri. Due botte di photoshop e il gioco è fatto.
L’ultima volta ho conosciuto uno… certo, era grande… ma tanto chi lo conosce. Allora, pure io ho finto di esserlo. Voleva vedermi… sapere come ero fatta. Così gli ho inviato uno scatto. Sono io… insomma… sono io, un po’ più… Più bocca, occhi, tette, capelli, zigomi… Tant’è che ci ha creduto. Ha detto che ero ‘Stupefacente. Come la droga!’, che raramente si trovano bellezze come la mia. Che ero speciale!’ Sì, sì, ha usato proprio questa parola. A me, capite, lo ha detto a me!
Mamma continua a sostenere che è pericoloso, che si possono fare brutti incontri. Ma tanto, chiunque sia, sta chissà dove. Figurati se sta a pensare proprio a me? Beh, in effetti con questo tizio ci siamo contattati per un po’. Credevo svanisse da un giorno all’altro, invece ha continuato. Oddio, ad una certa si è fatto insistente. Voleva che mi fotografassi… beh… sì… avete capito… In fondo che male c’è. Era il nostro piccolo segreto… e mi aveva quasi convinta. Solo che, quando l’arpia se n’è accorta, mi ha sequestrato il telefonino. E addio. Uff! Ma che vuole? sono piccola solo quando le pare?
Da allora, ho cominciato a trascorrere ore ed ore in bagno. A truccarmi, il più delle volte. Faccio tutte le facce, poi le posto. Altrimenti, probabilmente, sto vomitando. Non se ne accorgono. A casa, sono troppo presi a fare altro. Per non farmi scoprire, poi, non è che non mangio. Adesso ho capito anche come farlo, senza dovermi infilare le dita in bocca, che mi si rovinano le mani. E’ una figata.
No, non sono anoressica. Ma smettiamola. Non io. E neppure bulimica. E manco grassa. Io, solo, la uso come arma, per non rischiare di ‘rovinarmi’ che, deturpata, per colpa di quella, già mi ci sento. Per fortuna ci sono le istantanee, su cui puoi fare di tutto. Quando mi vedo trasformata mi sento viva. Invincibile. I complimenti si accavallano e sembrano tutti così sinceri… non come a scuola.
E, guardate, è sempre più dura perché come sei sei, non va bene. Body shaming, o qualcosa del genere, mi pare si chiami. Che si suddivide in fat shaming, se ti considerano cicciona. Thin shaming, o skinny… se sei secca secca. ‘Le vere donne hanno le curve’, c’è chi sostiene. ‘Le ossa, lasciamole ai cani’. ‘Agli uomini piaci, con qualche kg in più, che vogliono toccare’. E allora le modelle? Le ballerine? Le attrici? Perché si sforzano tanto di essere l’esatto opposto? Io mi domando quale sia il modello da seguire e, anzi, prima ancora, mi chiedo se ci sia. Ho paura di no, altrimenti staremmo tutti dalla stessa parte, non vi pare?
Si urlano contro, poi ci parlano della Body Positivity ma, a quel punto, chi li ascolta più“.
L’80% delle 13enni ha un’immagine distorta del proprio aspetto, online. Un terzo degli adolescenti trascorre 3 ore al giorno – o anche di più – sui Social. Tra gli effetti biasimevoli emerge il fatto di incentrarsi quasi totalmente sull’apparenza. L’immagine data, l’aspetto fisico… finiscono per far sentire inadeguati. Non all’altezza, se non al pari degli standard di bellezza proposti.
Ebbene, il paragone sistematico con l’altro, finisce per ripercuotersi sul livello di autostima, promuovendo un’immagine del corpo sfalsata. Accreditando una realtà distorta, in cui ci si rifugia, allontanandosi sempre più pericolosamente dalla realtà.
La verità è che, degli altri – su internet – assistiamo soltanto ad una serie di attimi selezionati. Manipolati, per di più. Immagini ‘sofisticate’, con cui fare i conti.
4 ragazze su 5 ammettono che postare il selfie perfetto è pressoché un obbligo. Tentano e ritentano, alla ricerca dell’immagine ideale e adoperano filtri. Parecchi. Dall’airbrush ai giochi di luce, al make-up… nel ‘mondo che non esiste‘ tutto è consentito, per sentirsi migliori. O anche solo… per sentirsi.
Tutto ciò domanda consapevolezza.
#NoDigitalDistortion è la campagna, dunque, promossa da Dove, volta ad accreditare il livello di autostima nei giovani e promuovere un’immagine positiva del corpo, sui Social media. Progetto Autostima – questo il titolo – per quello che si racconta come un invito, agli adulti, prima ancora che ai ragazzi, a far loro comprendere i danni, insiti nella distorsione digitale. Condurli alla ragione dell’inutilità dei paragoni; fagli acquisire una nuova percezione dei media, inclusiva ed aggregante; promuovere la creatività e la libertà di pensiero; insegnare loro come codificare messaggi negativi; aiutarli a sviluppare strategie anti-cyberbullismo. Ed ancora, portarli a disconnettersi, in favore di relazioni vere e rappresentare, al loro cospetto, modelli ‘altri’ nei quali identificarsi’, latori di una filosofia ‘sana’ del vivere.
Questo è il nostro modesto contributo, per una causa in cui completamente crediamo. Siamo consapevoli di rappresentare solo una goccia nell’Oceano, ma siamo altrettanto convinti della potenza dell’acqua, capace di scavare, stilla dopo stilla, persino le rocce secolari.
A tutti, con lo spirito fin qui descritto, giacché figli o genitori lo siamo stati anche noi, Buona Festa della Mamma!
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