L’isola scozzese che ha fame di abitanti
Ricordate l‘Isola che non c’è? Ebbene, quella di cui stiamo per raccontarvi, invece, esiste, ed è in attesa di novelli Peter Pan, che si diano da fare, al più presto, per ripopolarla. Così in Scozia, presso il piccolo atollo di Ulva (Ulbha). Un tempo residenza per 604 persone, oggi ne ospita appena 6. E dire che è paragonabile, in tutto, ad un angolo di Paradiso, poco distante dalla località, decisamente più turistica e conosciuta, di Mull.
L’area a sud delle Highlands è tanto simile ad un ‘non luogo’, privo di guide, turisti o souvenir, in cui regna, invece, regina, la Natura. Il bosco, dai toni intensi del verde, è fitto e fa da circondario a branchi di cervi, abituati a scorrazzare liberi, mentre un venticello, umido e lieve, proveniente direttamente dal mare, rende ameno il clima.
Fa strano pensare ad un posto ‘magico’ ed immaginarlo svuotato da ciò che gli sarebbe più congeniale: la vita. Ci abitano – pensate – due soli bambini, costretti, loro malgrado, a prendere ogni mattina uno dei due traghetti in attracco – sorta di pescherecci – per recarsi a scuola e questo loro percorso indispensabile – beffa nella beffa – devono, secondo indicazioni, prenotarlo.
C’è chi, per gli spostamenti, usa il kajak. Del resto, necessità non fa virtù? Tanto vale…
Il punto è che questo piccolo Eden si è svuotato, per via – fenomeno, peraltro, ricorrente in tutta Europa – della mancanza di lavoro. Ci si è allontanati, in sostanza, alla ricerca di nuove e più proficue opportunità.
A nulla – o assai poco – hanno potuto i paesaggi mozzafiato, l’erba rigogliosa, le spiagge, incontaminate e selvagge. Questo è il rifugio – secondo gli stessi oriundi – per chi è in desiderio di silenzio, per chi ama e rispetta l’ambiente e sa guardarlo con occhi speciali. Del resto, motivi di rispetto e gratitudine non mancano. Oltre ai cervi, menzionati pocanzi, la zona è densa di mucche al pascolo e non lesinano, neppure, gli uccelli marini, i rapaci e le centinaia di specie costiere. Un patrimonio, targato biodiversità.
Basta pensare che, sulla costa, amano avventurarsi fino a dieci varietà diverse di cetacei, comprese balene e capodogli.
Ebbene, oggi, la fame di fresca linfa viene convalidata, grazie alla partecipazione dello Scottish Land Fund. Una somma di 4,4 milioni di sterline devolute dal Governo, in favore del ripopolamento.
Il fondo è stato speso per sostenere l’acquisto di grandi appezzamenti ed innescare una serie di attività produttive ecosostenibili, opportunità lavorative – ça va sans dire – per i giovani. Vivere qui, d’altronde, è il sogno di molti e non se ne fa certo un mistero.
L’assenza di auto e inquinamento, già da soli, bastano come deterrenti per attrarre decine di nuovi cittadini: le case ci sono, i servizi… beh, quelli arriveranno. Al momento, i piani per rivitalizzare l’isola sono decisamente ambiziosi. L’intento è ristrutturare le proprietà, rendendole appetibili per gli ultimi arrivati. I prezzi – a tal proposito – verranno appositamente tenuti bassi e si punta, anche, in direzione di inedite attività produttive. Per rilanciare il turismo, è già in itinere il progetto di un nuovo Centro per il Patrimonio Culturale Scozzese, che ha l’ambizione di rendersi tra i più competitivi e completi al mondo.
E sono decine i professionisti, impegnati per raggiungere l’obiettivo della riqualificazione.
Ulva, del resto, non si tira indietro. Sfodera le sue carte migliori. Prima, ancora, si imbelletta e attende. Sogna di risvegliarsi con il suono ameno dei bambini che, la mattina, lanciano i loro gridolini. Immagina strade cosparse di gente che cammina, scherza, parla, esce a far compere. Gioca ad inventarsi un quotidiano che, al momento, non c’è ma che, con le giuste accortezze e l’adeguata volontà, può rendersi reale.
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