Graffi da Crudelia per la primavera/estate 2021
Va bene che ci piacciono lunghe, ma queste sono zanne. Anzi, mefistofeliche zanne. Appropriazione culturale? Probabile. Dopo anni – che dico – secoli di Imperialismo Occidentale, la comunità Afroamericana non solo si è resa mainstream, ma rivendica a gran voce la paternità di alcune… ‘abitudini’ – chiamiamole pure vezzi, divertissment – importate da tradizioni lunghe se non quanto, forse anche più della nostra. Fatto sta che qui Cesare pretende il suo e non ammette deroghe. Quindi, concediamoglielo.
Dunque, nell’ordine, abbiamo sdoganato le treccine, i pearcing, i cerchi incastonati nelle orecchie… non rimanevano che gli artigli. Proprio come le ‘megere’ delle favole, le desideriamo lunghissime, appuntite – acriliche, sia ben chiaro – iper-colorate, vere opere d’arte, a decorare le mani di Star Internazionali, come di noi, comuni mortali. Le porta Kim Kardashian, ci gioca Billie Eilish ma, se davvero vogliamo risalire alle origini, allora dobbiamo indietreggiare di almeno 70 anni. America, 1950 o giù di lì… e abbiamo detto tutto. Anche se ce ne siamo resi conto, qui, dall’altra parte del Mondo, solo negli anni ’80 mentre, inebetiti, guardavamo esibirsi Donna Summer, piuttosto che Diana Ross.
La consapevolezza che tutto fosse possibile, persino accaparrarsi tre ori e stabilire due record mondiali (tuttora imbattuti) munita di ‘armi’ multi-color c’è l’ha fornita, nel 1988, Florence Griffith-Joyner, lasciandosi immortalare in una versione talmente azzardata di manicure, tale da tirare in ballo persino fior di dissertazioni filosofiche.
E, se per la ‘nostra’, giacché assunta presso un salone di bellezza nel quartiere Watts di Los Angeles (teatro dei tumulti razziali del 1965), nel fatto non c’era nulla di insolito, la testimonianza diretta di La Toya Jackson e, più tardi, Missy Eliott, Beyoncé, Nicki Minaj… non hanno fatto che rendere consueto quel che, a prima vista, poteva risultare sbalorditivo.
“In molti abbracciano tratti stilistici tradizionali dei neri. E. quando lo fanno, vengono lodati per il loro coraggio nel prendersi dei rischi: è fashion. Ma quando i neri fanno lo stesso, è subito “ghetto”. Ce lo garantiscono gli esperti e se ce lo dicono loro…
Così, negli Stati Uniti – e non è un’invenzione – le rimostranze per la ‘black manicure matters‘ arrivano persino a boicottare i Nail Salon gestiti da Asiatiche e irrompono, invece, nell’Haute Coture. Daniel Roseberry: è sempre Lui il colpevole: “Ho creato abiti, che rispettino arte e tradizioni“, ci assicura e, intanto, si fa forte di canali innovativi di comunicazione, che non lascino adito a dubbi. Il Direttore Creativo di Schiaparelli aggiunge: “Sfidano (gli abiti, ndr) i cliché associati al genere. Questi vestiti vogliono rendere consapevoli del corpo e di come ci muoviamo nel mondo”.
Pertanto, largo ad anelli dal carattere aggressive e accessori, pensati apposta per estremità da streghe. Che in fondo, non siamo cattive. E’ che ci disegnano così…
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