Rai sport… con riserva e cartellino giallo
Dove eravamo rimasti… ah sì, al politically correct, alle quote rosa, al rispetto della parità di genere e della diversità di ‘colore’. Già, c’è proprio tutto e abita soprattutto in Rai, Rai uno, post partite. Danielle Madam impersonifica, a suo modo, tutto questo. Atleta, prelevata al ‘suo’, per entrare in una dimensione ‘altra’, a lei parallela. E non che ‘la nostra’ non riesca. Bella è bella, quel tanto che basta per non risultate omologata. Intelligente, almeno, lo sembra. E, rara qualità, è financo educata, con quei mdi che ormai, in una tv perennemente urlata, sembravano persi. Eppure… eppure il programma declinato Europei, pur se appena iniziato, è già sotto la scure delle critiche.
Per quale motivo si è sentita l’esigenza di chiamare una campionessa di getto del peso a commentare una trasmissione, tutta improntata sul calcio? Si sprecano i nomi delle sportive di categoria, pronte al debutto televisivo. Un’occasione – chissà – persa, secondo molti. Ossia, spirito giusto, ma scelta sbagliata…
Nel suo ruolo in Notti Europee, Danielle ce la mette tutta. Questo le è riconosciuto, unanimemente. Ma, in coppia con Marco Lollobrigida, tra i giornalisti della redazione Rai Sport, appare più come una valletta che nei panni una co-conduttrice, tanto da spingere più di un utente, sui Social, a parlare di una scelta, da parte dell’emittente Nazionale, più di tipo politico che pratico.
Tutti zitti, che si tratta di inclusione? Dell’analisi e plausibile risposta non sembrano, tuttavia, tutti convinti. Così, quella che doveva rappresentare una manovra acchiappa pubblico si è rivelata, al fine, esattamente il contrario. Dove è finita la meritocrazia? Ci si chiede.
“Su Rai 1 hanno messo a condurre una ragazza che non è all’altezza e temo sia lì, solo per lanciare messaggi politici. La citazione a Mattarella, giusto per parlare della cittadinanza, è roba pessima“. Uno tra i numerosi commenti basta, già dalla prima puntata, a delineare il quadro della situazione. Gli interventi, del resto, sono avulsi dal calcio, materia che, in studio, è ad appannaggio dei soli uomini e, tra loro, non c’è nemmeno un commentatore di origine straniera o un Italiano di seconda generazione. Pazienza.
Solo pensieri? Cattiverie gratuite sparate – come dire – sulla Croce Rossa? Forse… e forse non è neppure questo il punto, giacché la trasmissione, di suo, presenta un che di obsoleto… Chiacchiere da bar che, in fondo però, ci ricordano come siamo fatti.
Ci piace dissertare su tutto. Fingerci – o peggio, sentirci – C.T., per poi, in men che non si dica, indossare i panni di tifosi. Poi, di nuovo, dei commentatori televisivi, con tanto di giudizio alle inquadrature. Poi, ancora, instancabili, diventiamo, nell’ordine, Sponsor, allenatori, medici sportivi e quant’altro serva di ruolo, per l’occasione. Siamo questi e tanto – o poco, a seconda di come la si voglia vedere – di più. E parliamo, parliamo, parliamo…
Il programma, tutto sommato, scorre, tra un collegamento con Varriale, un commento di ‘Spillo’ Altobelli – lui sì che può permettersi di parlare che, se non altro, il calcio vero o ha giocato – un’arguzia di Domenico Marocchino.
Tutto sta, come sempre, nello stabilire con che occhi approcciare alle cose. Se lo spirito è ameno, se si pensa al gioco e si ascolta, con un pizzico pure di sana disillusione, quel che viene detto.; se si condisce l’intera serata della giusta autoironia e si ride – quando non succeda qualcosa di realmente grave – delle eresie e degli sfondoni che, a turno, escono dalle bocche di ciascuno, ecco che le ore riprendono il loro naturale corso e il significato che meritano.
E’ un gioco. Vero, il più importante che esista in Italia. Ma pur sempre un gioco. E quello trascorso incollati allo schermo è un tempo di svago o, tale, dovrebbe essere. Dunque, non facciamoci troppe domande. Godiamocelo, piuttosto. Abbandoniamoci e pensiamo ad andare avanti. A farcelo per intero questo cammino perché, se c’è un merito nello sport, è di rappresentare lo specchio della vita.
Oggi ci sei. Domani boh. Quel che conta è lasciare il segno.
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